Violetta oggi muore di “male oscuro”

Applausi a Busseto per la ripresa de La Traviata con la regia attualizzante di Andrea Bernard

La Traviata
La Traviata
Recensione
classica
Teatro Giuseppe Verdi di Busseto
La Traviata
23 Marzo 2018 - 31 Marzo 2018

La Traviata immaginata da Andrea Bernard per il Festival Verdi dello scorso autunno, e ripresa in questi giorni a Busseto nell’ambito della stagione lirica del Teatro Regio di Parma, condivide i lati più inquietanti del nostro tempo, trasportando il dramma di Violetta Valéry in un astratto contesto contemporaneo. Una dimensione fredda e quasi asettica costruita grazie alle scene curate dallo stesso regista assieme a Alberto Beltrame, capaci di rievocare, con i bei costumi di Elena Beccaro, ambienti di un lusso radical-chic nel quale la protagonista si muove come proprietaria della casa d’aste Valéry’s iniziando la sua discesa verso un malessere che le sarà fatale, quel “male oscuro” che, secondo questa lettura, sostituisce la tisi nel nostro mondo postmoderno.

Violetta oggi è vittima delle relazioni superficiali e ipocrite che regolano la società odierna, un’anima troppo sensibile per reggere ai continui abbandoni amorosi e al freddo distacco dei rapporti sociali. Esempio emblematico, in questo senso, è l’atteggiamento di Annina nell’ultimo atto dove, di fronte alla fragilità di una Violetta in fin di vita, più che compassione esprime insofferenza: la malattia come fastidioso inconveniente. Una lettura che la giovane Isabella Lee (già presente anche in occasione del Festival Verdi) ha saputo incarnare con piena corrispondenza interpretativa, tratteggiando una Violetta nel complesso vocalmente solida e capace di regalare anche momenti di toccante espressività (“Dite alla giovine…”).

Caratteri ai quali ha offerto un contributo determinante la lettura musicale di Sebastiano Rolli, protagonista di scelte interpretative marcatamente personali ma coerenti con una chiave espressiva giocata sui chiaroscuri della partitura. Una conduzione, quella del direttore parmigiano, che ha guidato le compagini di coro (preparato da Andrea Faidutti) e orchestra del Comunale di Bologna lungo un percorso il cui impegno non ha evitato qualche imprecisione dinamica.

Sul piccolo palcoscenico del teatro Verdi di Busseto al fianco della Violetta della Lee abbiamo trovato l’Alfredo di Raffaele Abete, tratteggiato quale uomo mai cresciuto, viziato e capriccioso come il bambino che appare in scena durante la ramanzina di Germont padre del secondo atto. Un uomo debole, anch’esso archetipo dei nostri tempi, intento a guardare cartoni animati e capace, una volta persa Violetta, di trovare subito un’altra donna per presentarsi con la nuova compagna al capezzale della protagonista per l’ultimo saluto. Non si tratta solo di una questione di cattivo gusto, ma emerge qui l’incapacità di Alfredo di sentire amore, di capire cosa significa voler bene e stare accanto ad una persona. Caratteri che l’interpretazione di Abete ha fatto trasparire attraverso un buon impegno, segnato comunque da un certo andamento monocorde, mentre il Germont padre di Marcello Rosiello ha restituito un profilo nel complesso adeguato al contesto nel quale si muoveva, così come il resto del cast.

Lo spettacolo di Bernard in generale ha funzionato grazie alla coerenza di una lettura che, seppure decisamente distante dal libretto originale, ha saputo ricostruire una linea narrativa credibile specie in alcune scelte drammaturgiche come, per esempio, l’uso del ritratto di Violetta quale elemento che lega la protagonista ad Alfredo fin dall’inizio della vicenda, per poi riapparire alla fine nella “effige” che Violetta stessa consegna all’amato come dono per la donna che la sostituirà al suo fianco. Una lettura che non ha peraltro saputo evitare qualche appesantimento narrativo – come, per esempio, nella scena delle zingarelle – e qualche forzatura nell’uso ridondante del televisore in scena. Elementi che non hanno impedito alla “prima” di venerdì scorso di raccogliere un convinto successo da parte di un pubblico che ha applaudito tutti gli artisti impegnati, direttore e regista compresi.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

A Baden-Baden apertura in grande stile del Festival di Pasqua con l’opera di Richard Strauss con i Berliner Philharmoniker diretti da Kirill Petrenko

classica

Eseguita per la prima volta in Italia la Sinfonia dedicata a quei tragici giorni del 1944 dall’americano William Schuman

classica

 La prima esecuzione della composizione di Matteo D’Amico e Sandro Cappelletto scritta in ricordo dell’eccidio nazifascista di ottant’anni fa