Una Carmen superficiale quella di Parma, con tanti colori ma nessuna passione. Fredda, distaccata fin dalle prime note. Reynolds ha diretto a compartimenti stagni, con poco spreco di inventiva. Le voci parevano quasi tutte estreanee ai personaggi, tranne forse Pertusi, bravo attore ma "fuori repertorio" con Carmen. Il pubblico ha applaudito, anche se ho visto piccoli gruppetti di loggionisti tagliare la corda durante il secondo intervallo.

Vespri cupi e interrotti a Busseto. Pizzi ha investito il teatrino della cittadina con un velo nero, nel quale ha avvolto tutto, e con una atmosfera cupa e triste (non che la vicenda rappresentata sia allegra...). Papi, un Procida in serie difficoltà, ha pensato bene di scusarsi e rinunciare, lasciando la palla al giovane Anastassov, che ci ha messo buon impegno, come del resto la Nizza e Zuliani, entrambi però molto poco sicuri nei ruoli di Elena e Arrigo. Apprezzabile il Monforte di Stoyanov. Ranzani a diretto senza brillanti spunti, al solito a tinte forti. Il solito successo di pubblico e "gente conosciuta".

Una Sonnambula, quella di Parma, con una regia, scene e costumi da cartolina, con tutto quello che ci può essere di scontato e bozzettistico in questa definizione. Korsten dirige l'orchestra e il coro del regio in maniera molle e poco accattivante, mentre la compagnia di canto si assesta su una resa media che ne assicura l'omogeneità. Eva Mei ha ben interpretato Amina, non andando a cercare l'interpretazione memorabile. Nella norma gli altri. Applausi dal pubblico.

Allestimento che segna un rilancio per il Municipale di Piacenza. Lo spettacolo pare, nel complesso irrisolto, con idee interessanti ma anche rimandi pesanti e inutili. Funzionale, comunque, nei confronti di una lettura musicale senza chiaroscuri, ma indirizzata sulla resa emotiva diretta. Molto natalizia l'idea di diffondere profumo d'arance in sala. Pubblico folto e plaudente.

Betta-Mortelliti hanno realizzato un'operina, a tratti noiosa, semplice semplice. Gli interpreti non hanno molto da fare, e quindi si divertono e basta. La musica è tra le melodie di "Titanic" e Nyman (per le cose più riuscite). Stucchevole il libretto con le sue rime facili. Il pubblico ha applaudito qualcosa non era un'opera, ma era comunque 'piacevole'.

Il Racconto di Natale di Galante ha saputo evitare le manfrine tipiche del "è natale, siamo tutti più buoni". Anzi, la musica non era di certo "orecchiabile", tanto che qualche bambino chiedeva continuamente "ma quando finisce?" Comunque ben strutturata, l'opera ha scontato una tessitura vocale un tantino ostica che ha criptato un poco il testo del libretto di Dario e Lia Del Corno. Boccadoro ha fatto il suo dovere. Libera da stereotipi natalizi e efficace la regia di Esposito. Teatro gremito, tanti bambini e moltissimi applausi alla fine.

All'Alighieri di Ravenna le "Nozze" di Strehler-Muti hanno confermato l'efficacia della lettura, grazie ad un allestimento che, seppure ridimensionato, ha mantenuto tutto il suo fascino. Muti ha diretto Mozart "alla Muti": piacevole e vivace, a tratti veramente intenso. Cast vocale azzeccato, a parte qualche imprecisione nelle mezze voci di Cherubino, e uno squilibro all'inizio del primo atto tra palcoscenico e orchestra. Sostanzialmente perfetti i Wiener, meno brillante il coro. Alla fine tanti, tanti applausi.

Successo a Ravenna per West Side Story. Compagnia di giovani dal generoso impegno ma dalla resa un poco generica. Orchestra che ha creato qualche imbarazzo nei momenti più "swinganti". Interessante la riproposta dell'allestimento originale del 1957.

Bella e ben riuscita la "Maria" di Ravenna. Perfettamente in linea con le esigenze espressive di quest'opera gli interpreti, prima tra tutti Vanesa Quiroz. La musica di Piazzolla ha trovato ottimi interpreti nella compagine strumentale impegnata, diretta dal mestiere di Ziegler. Tanti applausi alla fine.

La forza del destino è andata in scena a Parma proponendo uno spettacolo funzionale, a tratti piacevole ed efficace, in cui il regista Fassini è riuscito a gestire le 4 ore di musica con dignitoso mestiere. A tratti imbarazzante l'Alvaro di Cupido (voce sfibrata, il fraseggio: questo sconosciuto..., ecc.) mentre bene la Fantini e Colombara. Adeguata anche la direzione musicale di Rath, un poco opaca alle prese con la sinfonia d'apertura. Successo di pubblico, solo qualche brusio per il tenore nello stesso teatro dove, solo lo scorso anno, Cupido in una serata come questa sarebbe stato tempestato di "buuu...".

Applausi del pubblico del Teatro Regio di Parma per una Alzira a tinte forti, nel vero senso del termine. Regia scene e costumi quasi "pacchiani", sicuramente a tratti ridondanti. In linea la direzione fragorosa di Bartoletti. Cast vocale senza eccellenze, ma prove adeguate da parte di Iori e Chernov, gli altri erano emozionati (!) e giovani (!!). Comunque, alla fine, tutti contenti e plaudenti.

Successo per il Rigoletto di Wilson-Sgarbi-Westwood. Il sottosegretario ha scelto di andarci con i piedi di piombo, realizzando un piacevole impianto scenico tutto giocato sulle pitture del Mantegna e sulle architetture di Romano, con movimenti di scena poco pi che funzionali. Pi fantasiosi i costumi della Westwood, forse un tantino pacchiani all'inizio, ma gestiti con qualche bella idea. La bacchetta della Wilson Ë abbastanza efficace, tranne per alcune arie o duetti, dove dilatava i tempi in maniera eccessiva (sotto lo sguardo rassegnato dei cantanti a corto di fiato). Compagine vocale adeguata. Pubblico - da tutta Italia per la serata di gala - che ha applaudito con entusiasmo alla fine e con lo stesso entusiasmo ha continuato a chiacchierare durante i tre atti.