Wagner e il disastro ambientale

Al Teatro Real di Madrid Götterdämmerung con la regia di Carsen

Götterdämmerung (Foto  Javier del Real | Teatro Real)
Götterdämmerung (Foto Javier del Real | Teatro Real)
Recensione
classica
Teatro Real di Madrid   
Götterdämmerung
26 Gennaio 2022 - 27 Febbraio 2022

E’ arrivato al Teatro Real di Madrid, a concludere la presentazione dei titoli che si sono succeduti questi anni del ciclo della tetralogia wagneriana, lo storico allestimento del teatro di Colonia della Götterdämmerung firmato da Robert Carsen. Dopo che questa regia, da più di 20 anni, sta circolando per i teatri di mezzo mondo, l’impressione è che cominci un po’ a far sentire i segni del tempo. Se infatti la metafora di una catastrofe ecologica, come senso ultimo di questa  direzione, per riprendere quelli che erano i contenuti della critica wagneriana alla civiltà industriale, resta comunque valida ed efficace, meno cogente e abbastanza sbiadita ci pare l’immagine di un regno dei Ghibicunghi che si presenta sotto le sembianze di un regime paranazista, con tutto un corredo di colori e bandiere che ne evocano le simbologie: una metafora che nella storia delle regie d’opera contemporanee sembra essere buona per tutte le stagioni, a cui il pubblico sembra essersi in parte assuefatto.

C’è comunque nelle intenzioni registiche una forte denuncia del disastro ambientale, che passa attraverso, scene come quella delle  delle rive del Reno rappresentate come una discarica dissecata, cosparsa di relitti e di immondizia  o come quella delle Norne, che compaiono come delle sguattere che tessono i fili dei destini del mondo in un disordinato sgabuzzino impolverato. Una narrazione pervasa di una profonda cupezza - perfetta la macchina teatrale - con una conclusione suggestiva ed efficace, con una Brunilde che canta sola a sipario abbassato per poi, di nuovo tornare sulla scena, perdendosi nella pioggia e nella luce accecante che si profila dallo sfondo, che pare accendere un ultimo barlume di speranza.

Per far fronte alle esigenze di distanziamento, legate all’emergenza covid, la direzione musicale di Pablo Heras-Casado ha dovuto far fronte ad un’orchestra con alcune sezioni (ottoni, arpe e percussioni) dislocate sui palchi laterali: una situazione complessa che in alcuni momenti ha creato dei disequilibri nella percezione complessiva. Nella conduzione del direttore spagnolo non sono comunque mancati momenti di intenso lirismo, come nel primo interludio, di intenso vigore drammatico e nella marcia funebre di Sigfrido, sapendo abilmente calibrare dinamiche e colori in tale complessa situazione. Nel cast vocale si è distinta Michaela Schuster in una mirabile, Waltraute, con un’emissione sicura, di un colore intenso e ricco di sfumature; sicuro e deciso il Sigfrido di Andreas Schager; convincente il timbro vocale e l’impeto interpretativo di Stephen Milling nel ruolo di Hagen; la Brunilde di Ricarda Merbeth è venuta via via acquisendo colore vocale e convinzione interpretativa, nell’arduo e lungo cimento di questo ruolo, per accogliere i più calorosi consensi del pubblico nel finale.

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