Una sophisticated comedy da camera

I nazisti hanno mandato Krenek in esilio, gli americani gli hanno commissionato "What price confidence" e non l'hanno rappresentata, gli italiani l'hanno rappresenta ma non sono andati a vederla

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Roma
Ernest Krenek
09 Maggio 2001
A quarantacinque anni Ernst Krenek aveva alle spalle "Johnny spielt auf", un'opera jazz con un negro (!) per protagonista, e "Karl V", grande opera storica rigidamente dodecafonica: con questi precedenti così diversi e inconciliabili (comunque i nazisti, per non sbagliare, avevano condannato il tutto come musica degenerata) ci si poteva aspettare qualunque cosa da lui. E infatti se ne venne fuori con "What price confidence", un'opera da camera che più da camera non si può, superando abbondantemente quanto da Strawinsky in poi si era fatto in questa direzione: quattro cantanti, un pianoforte, scene semplicissime, se proprio non se ne vuole fare a meno, oppure niente scene del tutto. È vero che non era un'idea sua, perché l'opera gli era stata commissionata da quattro cantanti del Met di New York, ma è anche vero che Krenek andò molto oltre le richieste dei committenti, che infatti non l'eseguirono mai, cosicché si sono dovuti aspettare diciassette anni (dal 1945 al 1962) perché fosse rappresentata. La trama è un apologo (im)morale sulla fiducia tra moglie e marito e riprende alla lontana "Così fan tutte", ma il trattamento ricorda piuttosto le sophisticated comedy di quegli anni, sebbene le battute di Krenek (si scrisse da solo il libretto) non siano fulminanti come quelle del suo compatriota e compagno d'esilio Billy Wilder. La musica è dodecafonica, ma lascia filtrare ritmi accattivanti, dettagli realistici, strutture chiare, citazioni ironiche da Wagner e toni vittoriani alla Elgar (infatti l'opera si svolge a Londra intorno al 1900). Una dodecafonia non espressionista e pesante, e neanche asettica e scheletrica, ma divertente e concisa: un piccolo miracolo! Il Teatro dell'Opera presenta ora in prima italiana "What price confidence" nell'allestimento di Elysium - Between Two Continents, Academy of Continuing Education in the Arts, una piccola associazione indipendente che opera tra Usa e Germania. La regia è curata da Gregorij H. von Lëitis, che ha trasportato la vicenda al 1945, così recitazione e costumi possono essere ancora più asciutti e rapidi, in un palcoscenico totalmente vuoto, ad eccezione di qualche striscia di stoffa colorata in stile vagamente déco: questa semplicità estrema, al limite della povertà, è richiesta dall'opera stessa, prima ancora che dalla scarsità dei mezzi a disposizione. Fritz Schwinghammer è il pianista e il concertatore: buon pianista ma mediocre concertatore, che divide con i cantanti (ma quest'appunto non riguarda il tenore Michael Kurz) la responsabilità d'aver appiattito i ritmi angolosi e smussato le aguzze linee vocali di Krenek. Poiché "What price confidence" dura si è no tre quarti d'ora, si è completata la serata con alcuni Lieder su testi di Goethe e Rilke: scritti da un Krenek non ancora trentenne, negli stessi anni di "Johnny spielt auf", sono sorprendentemente scolastici e non rendono un buon servizio alla conoscenza d'un musicista che ha scritto di meglio. Teatro semivuoto (è un eufemismo: eravamo una trentina) ma plaudente.

Note: all. prodotto dall'Academy of Continuing Education in the Arts "Elysium- between two Continents"

Interpreti: Im, Raven, Kurz, Clark

Regia: Gregorij H. von Leitis

Scene: Melanie Swarowski

Costumi: Christof Cremer

Direttore: Fritz Schwinghammer (anche pianista)

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