Un Requiem per meditare

Liegi: Speranza Scappucci dirige la sua prima Messa da Requiem di Verdi

La Messa da Requiem di Verdi a Liegi (© Opéra Royal de Wallonie-Liège)
La Messa da Requiem di Verdi a Liegi (© Opéra Royal de Wallonie-Liège)
Recensione
classica
Opéra Royal de Wallonie-Liége
Verdi, Messa da Requiem
26 Ottobre 2018 - 28 Ottobre 2018

Per Speranza Scappucci, la sua prima direzione del Requiem di Verdi è stata una tappa molto significativa, ed esaltante per il pubblico, rivelatrice senza più alcun dubbio del suo stile di direzione e interpretazione. Un appuntamento a lungo preparato, non a Liegi dove anzi il tempo per le prove è stato limitato non consentendo quei necessari ulteriori momenti d’insieme che avrebbero eliminato qualche sbavatura, ma negli anni passati a studiarne meticolosamente la partitura. Sul podio è arrivata con il viso senza alcuna espressione, non un sorriso, concentratissima, i folti lunghi capelli stavolta raccolti in uno chignon basso. Davanti a lei ottanta musicisti dell’orchestra dell’Opéra Royal de Wallonie-Liége e cento coristi, quelli dell’Opéra integrati da colleghi dell’IMEP, l’Istituto Superiore della Muisica e della Pedagogia, di Namur. Sin dalle prime battute è chiaro lo sforzo della Scappucci di trattenere, di mirare all’essenzialità, caricandola di espressività. L’idea della direzione è netta. Il pianissimo iniziale è di grande effetto, prepara, mettendo nel giusto stato d’animo, all’ascolto successivo. I tempi sono perfetti, l’orchestra la segue nell’alternanza di momenti di raccoglimento, di buio, seguito da esplosioni di luce e speranza. Una direzione ed un’esecuzione che più che trasporto trasudano vigilanza, quasi pudore, tanta dignità, una sorta di meditazione in musica dove tutto cio’ che potrebbe distogliere, tutte le possibile divagazioni, sono con garbo ma con fermezza messe da parte, si avverte la grande concentrazione ricercata da parte di tutti, non ci sono fughe da parte di nessuno, solo rigore e attenzione. Le percussioni, i fiati, gli archi danno il loro contributo con nettezza e i giusti toni. Dei quattro cantanti solisti spiccano innanzitutto le voci maschili: il basso Roberto Scandiuzzi è perfetto con il suo timbro profondo; mentre il tenore belga Marc Laho gli si contrappone con la sua bella voce squillante e luminosa in una serata in cui è apparso particolarmente in forma. Brave anche le due soliste, il mezzosoprano Sabina Willet e il soprano Serena Farnocchia, quest’ultima sarà Aida il prossimo marzo proprio all’Opera di Liegi sotto la direzione nuovamente di Speranza Scappucci.  Questo Requiem è stato quindi anche una sorta d’anticipazione del taglio che il direttore potrà dare alla sua Aida, facendo sperare in uno spettacolo, almeno da un punto di vista musicale, senza inopportuni eccessi enfatici. In particolare dal punto di vista vocale, la presenza della Farnocchia preannuncia un’interpretazione d’Aida intimista e giocata sulla finezza, poiché il soprano in questo Requiem ha dimostrato padronanza tecnica, precisione, ma non grande capacità di potenza espressiva drammatica lasciandosi nel finale oscurare dal coro.  Coro, oltrettuto, un po’ slabbrato e confuso alla fine. 

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