Un luna park chiamato comunismo

Sedici giovani artisti provenienti da Italia, Russia, Serbia e Germania, chiamati a confrontarsi con il tema "Il manifesto del partito comunista secondo Marx ed Engels". Il progetto curato da Heiner Goebbels e Walter Le Moli ha proposto una specie di luna park articolato in una decina di installazioni e performance a libero accesso nel corso della serata, disseminati in ogni spazio utile dello stabile in cui ha sede il Teatro Due.

Recensione
classica
Teatro Due Parma
di Stefano Abastanotti, Ketty Brocca, Vanessa Cinquemani, Manuel Gerst
Angela Gregovic, Johanna Grolig, Stephan Hölscher, Sebastian König
Anne Kuhn, Emanuela Lampus, Anna Manfio, Andreas Mihan, Bori
30 Settembre 2006
La "cosa" era allettante: uno spazio teatrale moderno messo completamente a disposizione di sedici giovani artisti provenienti da Italia, Russia, Serbia e Germania, chiamati a confrontarsi con il tema "Il manifesto del partito comunista secondo Marx ed Engels". L'interesse nasceva anche dalle figure di artisti che hanno curato questo progetto, vale a dire Heiner Goebbels e Walter Le Moli, i quali hanno saputo coinvolgere una nutrita cordata di realtà italiane ed estere tra università, istituti d'arte e teatri. Il risultato si è presentato come un percorso articolato in una decina di proposte a libero accesso nel corso della serata, disseminati in ogni spazio utile dello stabile in cui ha sede il Teatro Due, innescando un vivace via vai di pubblico itinerante. L'impressione generale era quella di una specie di luna park, in cui le varie letture non convergevano su una linea ideologica univoca, piuttosto proponevano un confronto personale tra l'idea o l'esperienza dell'artista e lo spettatore, spesso chiamato non solo a guardare e sentire ma ad agire, a muoversi, a scegliere quanto tempo dare all'opera e quali tappe percorrere. Angela Gregovic, per esempio, ha proposto una "relazione" sulla figura di Tito accompagnata dall'effetto surreale di frammenti di canzoni partigiane e di una sinfonia da camera di Shostakovich; Vanessa Cinquemani ha rinchiuso tre sacerdoti del futuro – i bravi Giancarlo Ilari, Cristina Cattellani e Giovanni Buldrini – in un'angusta stanza di plexiglass a leggere passi tratti da Cioran, Fitoussi, Houellebecq e Bauman su elaborazioni sonore del Kammerflimmer Kollektief. E poi ancora camere buie, proiezioni e spazializzazioni rumoristiche, giochi semiseri e altri emotivamente drammatici. Nel complesso, materiale per riflettere, che non è poco.

Interpreti:

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