Un altro pugliese a Parigi: Proserpine di Paisiello al Valle d'Itria

Convincente la riproposta della Proserpine di Paisiello, nel bicentenario della data di stesura, al Festival della Valle d'Itria, che nel progetto del suo direttore artistico Sergio Segalini resta sempre teso a restituire al pubblico i misconosciuti capolavori frutto dell'asse culturale Parigi-Puglia (alias i maestri 'napoletani-emigranti')

Recensione
classica
Festival della Valle d'Itria Martina Franca
Giovanni Paisiello
24 Luglio 2003
Quest'anno il Valle d'Itria si è aperto all'insegna di un altro 'pugliese a Parigi' (clonando l'evento Piccinni/Roland del 2000) con la Proserpine di Paisiello tragédie-lyrique (o meglio opéra-ballet alla quale riservò non poche 'cure' il coreografo Gardel, la cui consorte figurava nel cast dei ballerini) che, incompresa dai contemporanei (al pari del coetaneo Anacréon di Cherubini), risulta oggi un traguardo dell'arte paisielliana nella costruzione di ampie architetture sonore e nel dosaggio timbrico (per tacere del maturo sinfonismo che sfoggia la splendida ouverture). A compensare la mancanza di dramma, congenita al genere tragédie, ci saremmo attesi da parte del direttore Giuliano Carella più coraggio negli stacchi dei tempi e una maggiore tensione complessiva che avrebbe evitato nella pur corretta Orchestra Internazionale d'Italia un eccessivo allentamento agogico. Statica, ad onta delle prescrizioni di Paisiello in partitura, è risultata la sezione del doppio coro (con effetti di eco) di ninfe del II atto in quanto è mancata quella intersezione tra massa corale e danzatori esatta dal gusto coevo (e resa invece dalle belle coreografie di Cristina Colonna nell'introduction). Buona la prova di Sara Allegretta, protagonista di nome dato che il ruolo vocalmente più impegnativo è riservato a Cérès (sostenuta con fatica dall'esile voce di Maria Laura Martorana), scadente quella del baritono Piero Guarnera che mal padroneggiava le estremità gravi della tessitura (allusive al re degli inferi). Infelice la scelta di non affidare al giovane e promettente tenore Lorenzo Gramegna la parte di Ascalaphe, rivestita da Simon Edward con poca convinzione. Di grande raffinatezza l'aura stile impero evocata da costumi e scene di Gasparon che sul versante registico rimane assestato sui propri moduli stilistici senza cercare un reale rinnovamento espressivo. Per muovere con sapienza organismi ipertrofici come la Proserpine è necessaria una più profonda intesa tra direttore e regista, pena la non riuscita di simili operazioni culturali.

Interpreti: Proserpine=Sara Allegretta Cérès= Maria Laura Martorana Cyané= Giovanna Donadini Ascalaphe= Simon Edwards Pluton= Piero Guarnera Jupiter = Fernando Blanco Una Nymphe = Tiziana Spagnoletta Un Juge = Leonardo Gramegna

Regia: Massimo Gasparon

Scene: Massimo Gasparon

Costumi: Massimo Gasparon

Corpo di Ballo: Ensemble di Danza del Festival della Valle d'Itria

Coreografo: Deda Cristina Colonna

Orchestra: Orchestra Internazionale d'Italia

Direttore: Giuliano Carella

Coro: Coro da Camera di Bratislava

Maestro Coro: Pavol Prochàza

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