UlisseFest a Rimini, un diario di viaggio

Incontri e racconti da UlisseFest, il festival di Lonely Planet, alla ricerca della risposta alla domanda “Perché viaggiamo?”

Bombino - UlisseFest
Bombino a UlisseFest
Recensione
oltre
Rimini
UlisseFest 2019
12 Luglio 2019 - 14 Luglio 2019

Guidando sotto la pioggia durante il viaggio di ritorno dalla tre giorni dell’UlisseFest, la Festa del viaggio organizzata da Lonely Planet, che ha portato a Rimini più di trentamila persone, i ricordi dei vari incontri, racconti e concerti che hanno animato diversi luoghi della città romagnola, si sono mischiati con la memoria di alcune canzoni che, pur non avendo nulla a che fare con il programma dell’evento, in qualche modo si sono innestati tra le immagini e i suoni di quei momenti. Strani viaggi fa la mente, avanti e indietro negli archivi della memoria.

Primo giorno – "Viaggi e miraggi" (Francesco De Gregori, 1992)

Recarsi a un evento – sia esso un concerto, un incontro o, come in questo caso, un festival – rappresenta esso stesso l’inizio di un viaggio. Lungo o breve che sia il percorso, andiamo verso la scoperta di qualcosa di nuovo, al di là della distanza fisica e mentale (o culturale) che stiamo affrontando. Se il viaggio, infatti, ha una meta, essa è il confronto con l’altro da sé, un “altro” che diventa altrove tracciando la direzione di un cammino che si fa dialogo con persone e luoghi e che, a sua volta, diviene scoperta. Declinati attraverso sguardi differenti, espressione di vissuti ed esperienze diverse, questi sono in temi che hanno trattato sul palco principale Tony Wheeler, il cofondatore assieme alla moglie di Lonely Planet, e Carlo Petrini, padre di Slow Food, protagonisti dell’appuntamento inaugurale in occasione del quale hanno cercare di dare una prima risposta alla domanda “Perché viaggiamo?”, leitmotiv del festival.

Come inevitabilmente accade nei festival dove il programma propone più incontri paralleli in diversi luoghi, il cronista non ancora dotato di ubiquità deve trovare modi fantasiosi per cercare di seguire ciò che ritiene – a suo insindacabile e discutibilissimo giudizio – di maggiore interesse. Ecco che, in questo viaggio erratico tra un evento e l’altro della prima giornata, mi è venuta in aiuto una “bella ragazza, begli occhi e bel cuore” – per usare le parole di De Gregori – che, immagino mossa a compassione nei confronti del sottoscritto, mi ha permesso di entrare e uscire un paio di volte dai diversi luoghi del festival: così sono riuscito a seguire il caleidoscopico racconto di Ezio Guaitamacchi e del suo Atlante Rock, che ha accompagnato il pubblico – tra parole e alcune canzoni rievocate grazie alla voce di Brunella Boschetti – lungo i diversi sentieri di un’ideale mappa musicale tra protagonisti e aneddoti celebrando anche i 50 anni di Woodstock, per poi ritornare ad indagare tra le prelibatezze di una cena con prodotti tipici che omaggiavano, tra l’altro, Parma “City of Gastronomy Unesco” (per un parmigiano di adozione come il sottoscritto, una sorta di contrappasso).

Momento finale della prima giornata è stato il concerto di Bombino, chitarrista e cantautore nigerino di etnia tuareg. che, con la sua trascinante miscela rock-pop dal sapore etnico, ha fatto ballare il pubblico presente in piazza Cavour con il solido ausilio di Youba Dia al basso, Illas Mohamed alla chitarra ritmica e Corey Wilhelm alla batteria.

UlisseFest

Secondo giorno – "Sì, viaggiare" (Lucio Battisti, 1977)

Quel gran genio dell’amico di Battisti, più che saper mettere le mani nel motore, oggi con ogni probabilità sarebbe una sorta di nerd esperto di Big Data. Infatti oggi viaggiare significa anche attraversale spazi virtuali affollati di immagini di luoghi reali, per quanto distanti tra loro e da noi stessi. Immagini di percorsi, panorami, persone, monumenti (e pietanze, naturalmente) immortalati dal “viaggiatore comune”, una condivisione costante che ci porta senza soluzione di continuità in luoghi che conosciamo così come in posti dove non siamo mai stati. Caratteristiche che sono ormai parte integrante della vita quotidiana e, quindi, anche del viaggio, come è stato spiegato nel corso di un paio di incontri tenuti nell’elegante cornice retrò del Cinema Fulgor. Da un lato Elisabetta Pagani (La Stampa), Federico Geremei (Lonely Planet Magazine Italia), Roberto Braga (Flipboard), Marco Mancini (Freccia Magazine-Trenitalia), sollecitati da Paola Manfredi hanno indagato cosa significhi scrivere di viaggio al tempo di Internet e pubblicare una rivista di viaggio nell’era digitale, e dall’altro Walter Manni e Arturo Castellini di APT Emilia-Romagna hanno spiegato come la raccolta dei dati attraverso piattaforme quali, tra le altre, Facebook o Instagram, influenzi lo stesso modo di fare turismo.

Anche se cambiano gli strumenti, alla fine si tratta pur sempre di racconti, che vengono veicolati attraverso i social media così come attraverso la memoria e la voce di persone che narrano vicende personali o mitologiche. Così sul palcoscenico del teatro Galli – recentemente restaurato e restituito alla città a settant’anni dalla chiusura – Iaia Forte ha riletto l’Odissea dal punto di vista di Penelope, evocando il dolore, i dubbi, le speranze e le disillusioni di una donna forte e disperata, che alla fine, proprio nel momento del ritorno dello sposo, si scopre diversa, cambiata, rivendicando il suo viaggio di donna nuova, consapevole dei propri desideri e del proprio destino.

Un viaggio fatto di incontri, infine, è stato quello narrato dalle note del concerto che ha chiuso la seconda giornata e che ha visto protagonista la voce calda e intensa di Ana Moura, capace di accompagnare il pubblico nelle atmosfere suadenti del fado contemporaneo, dove i melanconici abbandoni di certe linee melodiche dal sapore antico si innestato in trascinanti impasti strumentali popular. Caratteri arricchiti dagli interventi della tromba di Giorgio Li Calzi e valorizzati dalla grande affinità di un gruppo strumentale che vedeva impegnati Angelo Freire alla chitarra portoghese, Pedro Soares alla chitarra acustica, André Moreira al basso, João Gomes alle tastiere e Mário Costa alla batteria e percussioni.

Ana Moura UlisseFest

Terzo giorno – "Il viaggiatore del sogno" (Toquinho, 1991)

“Attimi, musica, profumo di libertà” cantava Toquinho in un disco “italiano” di ormai ventotto anni fa, rivestendo queste parole con un tessuto musicale screziato da una sottile malinconia, evocativa di ricordi sospesi nel tempo. Immagini lontane e, assieme, concrete e presenti, come i tratti delle città narrate dall’incontro City Lights – Petra, Matera, Avana, un viaggio in città antiche e città del futuro dove Doris Zaccone ha assecondato con le sue domande il racconto di Paolo Verri – direttore generale della Fondazione Matera-Basilicata 2019 – nel quale sono emerse le differenze e le affinità che segnano due città antiche come, appunto, Petra e Matera, così come la testimonianza di Davide Barilli – giornalista e scrittore, autore del recente libro Cuba. Altravana (Giulio Perrone editore) – abitata di ricordi (e qualche rimpianto) di una Avana che non c’è più e dall’affetto appassionato per una Cuba che sta cercando la sua identità contemporanea.

A proposito di problematiche contemporanee, viaggiare può voler dire anche indagare l’ambiente tra terre e acque che, aggredite da un inquinamento sempre più incontrollato, oggi più che mai hanno bisogno di accudimento e rispetto. Un tema affrontato in questa giornata finale dell’UlisseFest anche grazie al progetto Planet Ocean che vedeva la sonorizzazione di Interiors (Erica Scherl & Valerio Corzani) accompagnare i novanta minuti circa di immagini spettacolari e allarmanti firmate dal fotoreporter e ambientalista Yann Arthus-Bertrand e da Michael Pitiot: sequenze fortemente evocative sulle quali si è innestata una miscela di interventi elettronici e lirici intarsi del violino della Scherl.

Un velo di malinconia dal sapore, per così dire, toquinhano ha accompagnato infine anche il concerto di chiusura della manifestazione riminese, che ha visto salire sul palco del Teatro Galli Stefano Bollani e Hamilton De Holanda. Se lo stesso Bollani ci aveva anticipato che, rispetto all’incisione ECM uscita ormai sei anni fa ,«il disco è un punto di partenza ma il percorso sarà ben differente», il concerto ha confermato il carattere variegato e in gran parte inedito del viaggio musicale proposto dai due artisti. Un dialogo fitto e dall’appeal immediato, nutrito da una fantasia vivace e coinvolgente e plasmato attraverso un virtuosismo che diveniva a tratti giocosa competizione tra il pianoforte del musicista milanese e il mandolino dell’artista di Rio de Janeiro.

Tra brani firmati dai due artisti e un omaggio a João Gilberto, i due musicisti hanno suggellato tra bis e calorosi applausi un festival che ha celebrato il viaggio nelle sue innumerevoli sfaccettature, lasciando ad ognuno dei trentamila partecipanti la propria personale risposta alla domanda iniziale: “Perché viaggiamo?”. La mia la rubo ancora una volta da una canzone: “per la stessa ragione del viaggio, viaggiare” ("Khorakhané", Fabrizio De André, 1996).

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