Troppi stili per una "Forza"

Recensione
classica
Teatro Regio Torino
Giuseppe Verdi
26 Febbraio 2002
Lo dichiara apertamente, Sylvano Bussotti, di non credere alla logicità della vicenda della "Forza del destino" e così il suo nuovo allestimento per il Teatro Regio di Torino, per il quale firma la regia e, insieme al fratello Renzo scene e costumi, diventa coloratissimo, multietnico, multitemporale. Così, se l'Alcade è vestito come un Grande di Spagna con tanto di gorgiera bianca, i soldati italiani hanno la divisa grigio verde, uose, giberne e elmetti da prima guerra mondiale, e gli spagnoli invece divisa azzurra e cappello come la guardia civil. L'infermeria del terzo atto sembra uscita dalle pagine di "Addio alle armi" ma Don Alvaro e Don Carlos insistono imperterriti a sfidarsi con le spade! Non è tanto la commistione di stili (i coloratissimi e buffi costumi degli ospiti dell'osteria, le donne di Velletri con lunghi veli arabeggianti) o di epoche a stupire, quanto la mancanza di un punto di vista unitario per raccontare una vicenda complessa, magmatica e degna di un feuilleton, ma che per essere raccontata su un palcoscenico avrebbe bisogno di un punto di vista preciso. Anche le scene, che hanno come filo conduttore gli inquietanti rami di una foresta pietrificata, oscillano tra il colorato e baroccheggiante palazzo del Marchese di Calatrava (con tanto di ritratto di Verdi), gli alberi secchi alla Guttuso e giganteschi crocifissi: spesso l'effetto è quello di uno sfondo da tavole dei fumetti davanti al quale una regia tradizionalissima ci mostra Preziosilla in vesti di Carmen bellicista con le mani sui fianchi e una Leonora bizzarramente vestita da uomo con cappotto con i revers di pelliccia. Riesce invece a dare una visione unitaria e a mantenere intatta la tensione anche dopo quattro ore, la direzione di Massimo De Bernart (chiamato a sostituire l'indisposto Donato Renzetti) sul podio di un'orchestra del Regio in buona forma, ottimo il quartetto vocale composto da Andrea Gruber (intensa Leonora), Salvatore Licitra (un baldanzoso ed eroico Alvaro), Carlo Colombara (perfetto Padre Guardiano) e Bruno De Simone (un divertente Melitone), più discontinua la prova di Stefano Antonucci come Don Carlos e opaca la Preziosilla di Anna Maria Chiuri. Bene il coro diretto da Bruno Casoni. Successo alla torinese, con le consuete e maleducatissime fughe verso il guardaroba appena cala il sipario.

Interpreti: Roni / Battaglia, Gruber / Rezza, Antonucci / Almaguer, Licitra / Cupido, Chiuri / Demidova, Colombara / Papi / Roni, B. De Simone / Di Matteo, Tramonti, Noli, Feltracco, I. De Simone / Feltrin

Regia: Sylvano Bussotti

Scene: Renzo e Sylvano Bussotti

Costumi: Renzo e Sylvano Bussotti

Coreografo: Luca Veggetti

Orchestra: Orchestra del Teatro Regio

Direttore: Massimo De Bernart

Coro: Coro del Teatro Regio

Maestro Coro: Bruno Casoni

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