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Napoli: Peppe Barra voce recitante per Le carnaval des animaux Saint-Saëns

Peppe Barra voce recitante per Saint-Saëns
Peppe Barra voce recitante per Saint-Saëns
Recensione
classica
Teatro Sannazaro di Napoli
Le carnaval des animaux di Camille Saint-Saëns
09 Novembre 2017

Oggi, quando si porta a bilancio di salute il proprio figlio, i pediatri più aggiornati rilasciano un attestato da firmare. Tra le varie domande per i genitori,"si" e "no", si trova anche: "vengono lette favole ad alta voce?" Il concerto di giovedì 9 novembre del Circolo Artistico Ensemble, presso il Teatro Sannazaro di Napoli, si gioca tutto sul binomio musica e lettura, ed è quest'ultima, circondata da arguzia, la componente che lo distanzia dall'opera francese in sé, con i suoi lirismi e parodie da effetto, favole e musica. L'opera in questione, diretta da un sobrio Mariano Patti, alla voce recitante in grande esuberanza Peppe Barra, è Le carnaval des animaux di Camille Saint-Saëns per due pianoforti, Dario Candela e Pasquale Iannone, e piccola orchestra. Barra ha il carisma dei grandi artisti. Non più ragazzo, ma si presenta con la mente aperta di chi guarda avanti, le sue favole sono un gesto romantico verso l'infanzia, che dipanano impasti di arguzia e ilarità cesellati nei finali da modalità in dialetto napoletano di turbolente risate. Pubblico in sala più che divertito.

Racconta gli animali musicati da Saint-Saëns a partire dalla loro fisionomia, cioè li immerge in una positività fiduciosa, energica, burlesca - infine, quasi sempre presi in giro. La gallina contadina Angioletta, le due tartarughe nate già vecchie: Tarta e Ruga, nell'acquarium anche un pesce bandiera, degno pesce azzurro del Tirreno, gli asinelli Piero e Ludovico, la vanità del bianco cigno. Lo spettacolo in sé sembra veloce ma poco pensato, provato,statico nelle parti - mettendo da parte il guizzo della risata, appunto la velocità. Attento ai tempi ma mai sontuoso, l'ensemble è poco agile nelle differenti interpretazioni dei caratteri. Il violino non è mai un "asino", con "soli" meno sicuri dei fiati, un "cucù"  freddo del clarinetto ecc. Patti non conquistava mai una vera compattezza nelle parti, e altrettanto i pianoforti uscivano automaticamente senza spessore e affondo. Più intimo e suggestivo forse L’Historie de Babar, le pétit élephant di Francis Poulenc nella seconda parte. Meglio preparato ed estrosamente interpretato dai due pianisti, più limpido ed eroico Candela, più timido Iannone. Uno spettacolo nuovo prodotto dall'Associazione Alessandro Scarlatti in collaborazione con il teatro Verdi di Salerno, in bilico tra astrazione e ilarità, resta buono seppur qualche difficoltà diffusa.

 

 

 

 

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