Tecnologia e immaginazione

Il Netmage di Bologna fra musica e performance

Recensione
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Netmage11, prima serata Quattro vecchi aspirapolvere penzolano da una terrazza e una valanga di suono ad altissimo volume scuote il pubblico. Suoni industriali, degni degli Einstuerzende Neubaten o dei Throbbing Gristle, non privi di forza ritmica, al punto che qualcuno si azzarda a tentare qualche passo di danza. Una sorta di dance floor post atomico e post tutto, in una notte gelata dentro Palazzo Re Enzo, nel cuore della Bologna medievale. ”.
È lo sguardo sull’universo dei live media contemporanei di Netmage11, e l’installazione che accompagnerà i tre giorni del festival è di Massimiliano Nazzi. ”.
Sono macchine sonore, ready- made assemblati a partire da vecchi elettrodomestici (lavatrici, ventilatori, asciugacapelli e motori elettrici di varia provenienza, ma anche taniche di plastica colpite da mazze di feltro) e preparati con fili metallici, leve, ingegnosi dispositivi che danno origine a reazioni meccaniche. Qualcosa che assomiglia alle sculture in movimento di Jean Tinguely (quello della fontana Stravinskij a due passi dal Centre Pompidou di Parigi) ma il risultato sonoro è decisamente più potente e ossessivo, almeno per i 20 minuti che danno il benvenuto al pubblico. Poi le macchine si assestano su un paesaggio sonoro fatto di brusii, sibili, colpi sordi, stridori, feedback controllati di pressione sonora più contenuta. Nelle sale adiacenti alla terrazza un sistema multicanale di proiezione del suono isola ogni singolo componente della macchina sonora. ”.
In un’altra sala dell’antico palazzo Barokthegreat e Michiel Klein sono impegnati in una performance audio visuale che utilizza proiezione, live cinema e frequenze elettroniche, alla ricerca di riverberazioni geometriche dello spazio. ”.
Criptofonia degli italiani Zapruder completa il programma della serata con una performance che vede in scena otto suonatori di frusta. Hanno in cuffia, non udita dal pubblico, una polka, e scandiscono il ritmo con l’inconfondibile schiocco dei loro strumenti. Il suono è ripreso dai microfoni e restituito non in sincrono dagli operatori che operano sui laptop. In breve il processo di phasing origina una sommatoria di segnali acustici in progressivo addensamento e sfasamento ritmico che ricorda i primi lavori di Steve Reich. Il crepitio dei colpi che si succedono sempre più fitti, sostenuto da lunghi drones di organo elettrico, arriva a un risultato di violenza sonica inimmaginabile, il cui senso è ulteriormente amplificato dalla fisicità dei gesti dei “frustatori”.
”.
Ancora una meditazione sulla macchina e l’uomo, sulle forme in cui la tecnologia costringe e forza l’immaginazione e la percezione, sui collassi e gli abissi del mondo interiore a confronto con l’onnipotenza della tecnologia.

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