Sul filo della leggerezza, tra reale e surreale

serata conclusiva del festival di Nuova Consonanza; in sala compositori, esponenti del mondo accademico e critici; buon successo di pubblico e ottima prova di musicisti e cantanti

Recensione
classica
Teatro Olimpico Roma
Franco Donatoni
17 Dicembre 2001
Cosa hanno in comune un ornitologo sussiegoso e un ammalato che di tutto ha voglia tranne che di starsene buonino nel suo letto d'ospedale? Lo hanno scoperto i divertiti spettatori che hanno assistito alla serata conclusiva del Festival di Nuova Consonanza "Altro effetto di luna". Proponendo le due operine Sylvia Simplex di Francesco Pennisi (cui è dedicato l'intero festival di quest'anno) e Alfred, Alfred di Franco Donatoni si è voluto chiudere la rassegna con un soffio di sottile ironia: come a dire che anche la musica contemporanea può riservare allegre sorprese. Sylvia Simplex (Ornitoscopia) è un lavoro del 1972 che porta bene i suoi trent'anni: un Elio Pandolfi in gran forma, contrappuntato dal soprano Alda Caiello ornata di curiose piume colorate, ha fatto ridere e sorridere il pubblico trascinandolo nei vaneggiamenti di un curioso conferenziere che, iniziando col parlarci seriosamente dei comportamenti dei suoi amati pennuti arriva a darci, con la stessa appassionata competenza, suggerimenti culinari per gustarli al meglio, in un curioso viaggio dall'etologia alla gastronomia. Alle sue spalle, nel nero del sipario calato, diapositive con le illustrazioni di Pennisi fitte dei suoi preziosi uccelli meccanici, ci mettono però sull'avviso di una riflessione più profonda: è ormai impossibile trovare un rapporto armonico con la natura, ridotta a puro meccanismo artificiale. Alfred, Alfred è invece la dimostrazione di come il coma possa diventare, nell'immaginario di un geniale musicista, materia per prendersi gioco della malattia e della morte. Nata da un'esperienza di ricovero per coma etilico vissuta da Donatoni nel 1992, questa operà comique (sic definita dal suo autore) è un viaggio sospeso tra la surrealità dichiarata delle visioni di un malato e la realtà della vita ospedaliera, che si rivela però altrettanto surreale. Il materiale è organizzato in sei scene e sei intermezzi e il libretto è interamente tratto da frasi della quotidianità ospedaliera, diligentemente annotate dal malato/Donatoni che troneggia con la sua pantagruelica presenza al centro del palcoscenico. Vera Bertinetti, che oltre ad essere la regista dello spettacolo ha curato anche i costumi e le scene, ha voluto una scena completamente bianca con un'unica macchia di colore: il rosso sgargiante della camicia del malato, tesa sul pancione dell'ingordo protagonista. Tutto intorno è un curioso e caricaturale affaccendarsi di personaggi più o meno credibili, tra suore, inservienti, medici e strane apparizioni surreal-sensuali che non finiscono mai di disturbare e stupire il malato protagonista. Ottima la prova dell'Ensamble In Canto e di Fabio Maestri, che ha diretto con intelligenza e ironia le non facili partiture, e ottimi anche i cantanti da Sonia Visentin, ad Alda Caiello a Roberto Abbondanza, che hanno dimostrato oltre ad una sicura padronanza della parte musicale anche una azzeccatissima vis comica. E il pubblico - tra cui spiccavano un po' tutti i nomi e le firme sia del mondo accademico che della critica; e in sala si sono visti anche parecchi compositori - ha risposto con calore, salutando gli interpreti con un lungo e allegrissimo applauso.

Note: nuovo all. Nella stessa serata sarà eseguita Sylvia simplex (Ornitoscopia), di Francesco Pennisi (Scena in un atto per un conferenziere, proiezioni, soprano e orchestra da camera, libretto di Francesco Pennisi. Interpreti: Caiello, Pandolfi)

Interpreti: Visentin, Girolami, Caiello, Ferri, Zavalloni, Abbondanza, (F.D. Lucio Mattioli)

Regia: Vera Bertinetti

Scene: Vera Bertinetti

Costumi: Vera Bertinetti

Orchestra: Ensemble In Canto

Direttore: Fabio Maestri

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