Strauss & Stravinskij a Torino

João Barroso e Felix Mildenberger con la Filarmonica Teatro Regio Torino

Felix Mildenberger
Felix Mildenberger
Recensione
classica
Teatro Regio Torino
João Barroso e Felix Mildenberger con la Filarmonica Teatro Regio Torino
29 Aprile 2022

Un’Orchestra Filarmonica del Teatro Regio in gran spolvero la sera di venerdì 29 aprile ha offerto al suo pubblico un concerto raffinato, con un ottimo solista e un bis scelto perfettamente.

Il magnifico Concerto in re maggiore di Richard Strauss per oboe e piccola orchestra, scritto nel 1945 e quindi fra le sue ultime composizioni, è un pezzo di raro ascolto, perlomeno in Italia. A dir il vero, non  abbiamo ancora capito esattamente il perché. Il suono di João Barroso (primo oboe del Teatro Regio oggi in veste di solista) emana una grazia naturale, una duttilità e una leggerezza distintive sin dal dolcissimo, sognante attacco. Da queste pagine traspare un sereno distacco dalle cose della vita, che ricorda alcuni tratti della Marescialla, quell’accondiscendenza e bonomia che deriva dalla maturità. Ma Strauss porta qui quell’atteggiamento a un livello di sprezzatura ancora superiore: siamo sull’Olimpo (o nel Nirvana) e abbiamo raggiunto la pace dello spirito. Guardiamo le cose dall’alto, come da dietro a un vetro.  Grazie a questa partitura l’oboe di Barroso dipana una fantasmagoria di personaggi che appaiono e scompaiono di fronte ai nostri occhi e le nostre orecchie, quasi fossero davvero i personaggi delle opere di Strauss. Il solista e l’orchestra ci conducono per mano attraverso questo strano mondo sospeso che, non a caso, è stato definito da alcuni l’Estate di San Martino del compositore (ricordiamo che questo Concerto è coevo alle tragiche Metamophosen): un incantamento che si vorrebbe non si finisse mai. La bellezza dell’invenzione melodica - che davvero sembra fare di Strauss un propronipote di Mozart - consente a Barroso di mettere in evidenza le sue superiori qualità di interprete, evidenziate dalla sintonia con l’orchestra e dalla concertazione elegante di Felix Mildenberger.

Il giovane direttore tedesco, da poco nominato nuovo Direttore Ospite Principale, si era già messo in luce con un’eccellente Settima di Bruckner lo scorso dicembre e, prima ancora, in un concerto estivo della Filarmonica ospitata nella Reggia di Venaria. La coesione dell’orchestra e il buon lavoro fatto in questi pochi mesi da Mildenberger risaltano anche nella Suite tratta dal balletto Petruška che appare in questo impaginato quasi la continuazione onirica della fantasmagoria offerta da Richard Strauss. Mildenberger ha uno sguardo preciso e leggero, che fa suonare questa musica - ancora dirompente per le orecchie del 2022 - frizzante e giovane. La compattezza e linearità della visione del direttore tedesco riesce a rendere il caos che è la quintessenza diPetruška - mirabolante gioco di scatole cinesi in cui è facile che l’ascoltatore e l’ascoltatrice si perda - fluido nel suo scorrere quasi cinematografico. Buone prove per i singoli strumentisti più esposti nella partitura, tra cui si distinguono specialmente il pianoforte di Kim Jeong Un e il flauto traverso di Sara Tenaglia.

Bis delizioso dal balletto Bergakungen del compositore svedese Hugo Alfvén (1872–1960).

 

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