Si ridesta la Principessa. Ma rimane un po' di sonno...

Nell'esotico Egitto immaginato da Alessandro Scarlatti ritorna, dopo trecento anni, La Principessa Fedele diretta da Fabio Biondi, con qualche ragnatela rimasta impigliata tra le antiche fioriture barocche.

Recensione
classica
Teatro Massimo Palermo
Alessandro Scarlatti
22 Novembre 2002
Cinquantesima delle 114 opere composte da Alessandro Scarlatti, La principessa fedele è tornata in scena per una sola sera al Teatro Massimo di Palermo in occasione della terza edizione del Festival Scarlatti. Dopo quelle recite napoletane del 1710, l'opera non venne mai più ripresa. Quasi trecento anni dopo, eccola affidata alle cure preziose di Fabio Biondi; che, dall'edizione pubblicata nel 1977, delle originarie 43 arie in partitura, ne accorcia tre, taglia due arie di Cunegonda, una di Rosana, una di Aladino, tre arie di Gerina, una di Mustafà. E' certamente un peccato alterarne gli equilibri interni, soprattutto proprio all'nterno di un Festival che si avvale di un comitato scientifico che porta i nomi di Roberto Pagano, Malcolm Boyd - recentemente scomparso - e Frederick Hammond.. Ma tant'è. All'interno di uno spazio imponente come quello del Teatro Massimo, che nulla ha a che spartire col mondo barocco, il suono dell'Europa Galante risulta invece morbido, potente, ricchissimo di dinamiche, nitidissimo in ogni sua componente; merito della concertazione di Fabio Biondi, direttore e primo violino, rutilante di colori, di affetti sonori, e con occhio vigile a ciò che accade sulla scena. Scena ideata da Orlando Forioso - regista - animata da un continuo gioco di cinque sipari che si aprono a scoprire, di volte in volta, abbozzi di camere, di terme, di serragli, di giardini (con l'ausilio di retroproiezioni di bozzetti scenici del grande architetto Filippo Juvara) che, assieme ai costumi, ricordano un po' troppo (o sono gli stessi ?) una Italiana in Algeri andata in scena al Massimo nel marzo del 2000 (regia di Scaparro, di cu il Forioso è assistente). Vero che la vicenda (la principessa Cunegonda parte alla ricerca del suo promesso sposo Ridolfo, prigioniero in Egitto del sultano Aladino) evoca il ricordo e del Ratto mozartiano che dell'Italiana in Algeri rossiniana, ma non c'era proprio altro modo per risolvere registicamente l'azione che riproporre un similRossini in sedicesimo? Gesti di maniera, indici puntati, sciabole sguainate, fughe laterali. L'opera barocca, e non mancano le prove, ha bisogno di idee per tornare sulle scene, e non di statuine (più o meno belle) che compitano le loro arie. Che qui sono tante, non tutte di valore, e spesso, nella loro tradizionale forma ABA', non sempre arricchite dai dovuti abbellimenti. E che, per esaltarne al meglio certi valori musicali (Alessandro Scarlatti non è Haendel, benche si stia tentando di convincerci, in questo Festival, del contrario!) avrebbero avuto bisogno di primedonne assolute. Abbiamo comunque almeno due cantanti che - pur non particolarmente dotate - restituiscono in qualche modo l'idea di quel fasto canoro: Gemma Bertagnolli (nei panni che furono del castrato Francesco de Grandis) sfodera un fraseggio eccezionale, sfumature dinamiche di rara perizia (soprattutto nel registro acuto), trilli impeccabili (nel primo duetto con Cunegonda), una paletta emotiva ricchissima. Non le è da meno, nel ruolo del titolo, Sonia Prina, che, in un vero tour de force nella parte di Cunegonda (alla prima del 1710 affidata al celebre contralto Giovanna Albertini), mantiene una condotta di canto perfetta e sfodera fioriture di tutto rispetto. Se corretti sono il Mustafà di Roberto Abbondanza, l'Arsace di Cristina Sogmaister e l'Ernesto di Giovanna Manci, meno soddisfano gli altri, in bilico tra il taglio postbelcantista di Francesco Zingariello (Aladino), che tenoreggia davvero troppo, e tra certi impacci di Giacinta Nicotra (Rosana). Ingiustificabile, invece, la Gerina di Paola Pellicciari che scambia l'Egitto di Scarlatti per il Caffè Gambrinus di Napoli; né Biondi, né soprattutto Forioso, avrebbero dovuto accettare siffatte malefatte, vocali e sceniche. Qualche defezione tra un atto e l'altro, qualche sonno destato dagli applausi finali.

Note: nuovo allestimento

Interpreti: Francesco ZINGARIELLO, Giacinta NICOTRA, Gemma BERTAGNOLLI, Sonia PRINA, Cristina SOGMEISTER, Giovanna MANCI, Paola PELLICCIARI, Roberto ABBONDANZA

Regia: Orlando Forioso

Scene: Renzo Milan

Costumi: Maria Hoffmann

Orchestra: Orchestra Europa Galante

Direttore: Fabio Biondi

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