Scarlatti e gli altri
21 ottobre 2025 • 3 minuti di lettura
Teatro alla Pergola, Firenze
La cappella Neapolitana
18/10/2025 - 18/10/2025La ricorrenza del terzo centenario della morte di Alessandro Scarlatti, la stessa che ha portato a Firenze l’opera Il Ciro di cui abbiamo già riferito, non poteva certo sfuggire ad Antonio Florio e alla sua Cappella Neapolitana, che prosegue l’azione della Cappella della Pietà dei Turchini fondata dallo stesso Florio negli anni Ottanta, con lo stesso scopo di investigare la musica napoletana di età barocca con riscoperte e ricostruzioni sempre molto accattivanti. In questo caso l’indagine si concentrava su un periodo molto ristretto, 1723 – 1725, corrispondente appunto agli ultimissimi anni di attività del compositore palermitano, e su alcuni compositori di rilievo della generazione successiva della scuola napoletana, Domenico Sarro, Leonardo Vinci e Johann Adolf Hasse. Quest’ultimo, ancora giovanissimo, aveva lasciato infatti la natia Germania per recarsi a Napoli alla scuola di Nicola Porpora, e con Alessandro Scarlatti ebbe proficui contatti. Hasse sarebbe divenuto in seguito uno dei più apprezzati compositori d’opera a Napoli, in Italia e in Europa, con un ruolo di particolare rilievo, a partire dagli anni Trenta del Settecento, all’opera di Dresda; figura emblematica, dunque, dell’efficacia di una scuola napoletana da intendere in senso stretto come ben funzionante officina di compositori.
Con la sua Cappella Neapolitana (Marco Piantoni e Patrizio Focardi violini, Rosario Di Meglio viola, Rebeca Ferri violoncello, Giorgio Sanvito contrabbasso, Pierluigi Ciapparelli tiorba, Angelo Trancone clavicembalo) e con la partecipazione del soprano Giuseppina Perna, Florio ha studiato una compilazione breve ma efficace per delineare i tratti stilistici della musica di Alessandro Scarlatti e degli autori di lui più giovani, attivi a Napoli in questi anni, intercalando alle arie dalle serenate e opere (la serenata Erminia di Scarlatti, 1723, la Didone abbandonata di Sarro, 1724, la Partenope, il Farnace e l’Astianatte di Leonardo Vinci, il Marc’Antonio e Cleopatra di Hasse) le pagine strumentali costituite dalle sinfonie di queste opere nonché della Ginevra regina di Scozia sempre di Sarro, nonché due delle tarde Sonate scarlattiane, in realtà concerti per ensemble d’archi e continuo. Proprio in queste ultime due sonate si evidenziava la natura di compositore versato nelle complessità degli intrecci contrappuntistici che allora, come ricordavamo recensendo il Ciro, gli aveva procurato la fama di compositore “difficile; con la loro successione di fugati, adagi e movimenti danzanti, queste composizioni sembrano ispirate alle volontà di fondere i tratti della musica per ensemble “da camera” e “da chiesa” in una sintesi destinata forse agli intendenti, a un uditorio competente. Ma non è che gli altri autori scrivessero musica “facile”, polarizzata esclusivamente su linee di canto affascinanti e imperiose con accompagnamenti ridotti all’osso, tutt’altro: in particolare i pezzi di Vinci, come l’aria “Al patrio lido” dell’Astianatte, ci hanno colpito proprio per una scrittura nutrita, che fonde le solide basi della scuola e l’appello persuasivo del canto solista. Altri spunti interessanti venivano dai primi successi del dramma per musica metastasiano, con la Didone abbandonata di cui quella di Sarro fu la prima intonazione; e dalla chiusura con “Morte, col fiero aspetto” da Marc’Antonio e Cleopatra di Hasse, uno dei successi dei primi anni di carriera del celebre Farinelli. Successo molto cordiale.