Rosa Feola in salotto

Recital di romanze da camera per l'Accademia Filarmonica Romana

Rosa Feola e Fabio Centanni
Rosa Feola e Fabio Centanni
Recensione
classica
Roma, Teatro Argentina
Rosa Feola e Fabio Centanni
10 Aprile 2025

Per la stagione dell’Accademia Filarmonica al Teatro Argentina, ormai agli ultimi appuntamenti, era questa la volta del recital di canto. Protagonista una fuoriclasse, Rosa Feola, in un programma di arie da camera raffinato e ben congegnato. Molto opportunamente l’autore delle note di sala, Alessandro Avallone, sottolineava la diversa natura, pur rimanendo in ambito ottocentesco, del repertorio vocale da camera italiano rispetto a quello liederistico e della mélodie francese. 

La cosiddetta romanza da salotto italiana, talvolta sminuita ad una dimensione di intrattenimento per amatori del genere, è fatta anche di pezzi il cui impegno non ha nulla da invidiare al repertorio operistico, per difficoltà vocale e valore espressivo. Il recital di Rosa Feola ne ha offerto una prova esemplare. Un universo cameristico parallelo a quello teatrale si è aperto ai presenti, anche a chi attratto dal nome di una protagonista della scena operistica internazionale forse si aspettava un ‘hilights’ di celebri pezzi di repertorio teatrale. Così che la qualità belcantistica, che fa di Rosa Feola una delle più acclamate voci nei teatri di tutto il mondo, la si poteva saggiare su un terreno simile ma parallelo, appunto, e piuttosto impervio. Il Rossini di Regata veneziana, ad esempio, si cimenta con tre canzonette in dialetto veneziano su testo di Francesco Maria Piave. Ma quanti virtuosismi, salti di registro, imprevedibili libertà di fraseggio si annidano in pezzi solo apparentemente riecheggianti la semplice melodia a sfondo popolare! E’ questo ormai il Rossini dei Peches de vieillesse, che riserva anche al pianoforte una trama complessa e tutt’altro che scontata, egregiamente resa da Fabio Centanni, pianista ormai da tempo in duo nelle sale da concerto con Rosa Feola. Dalla raccolta Matinée Musicale di Donizetti erano tratte le quattro liriche da camera, La gondoliera, La zingara, La sultana, La fidanzata i cui testi riproducono alcune situazioni tipiche della librettistica ottocentesca. Il ritmo di barcarola, il senso dell’esotico, le pene d’amore, rivivono in piccole scene dotate di vita autonoma in cui cadenze e virtuosismi si interpolano ad un lirismo disteso, sempre sul filo di una cantabilità scoperta e difficilissima.

 E’ questo il terreno d’elezione di Rosa Feola, acuti perfetti e una linea di canto ininterrotta ed omogenea, insieme ad una aderenza con la parola di rara espressività. Così l’intensità si rimpolpava in Verdi, assumeva i colori drammatici di Deh pietoso, oh Addolorata su testo tradotto da Goethe e le sublimi altezze di Ad una stella. E’ stato interessante notare a questo punto come i Tre Sonetti del Petrarca di Liszt seguivano in continuità pur essendo composti da un non italiano. Unica eccezione del programma, giustificata dai testi patrimonio della nostra letteratura, evidenziavano come la natura ampia della melodia lisztiana non è lontana dalla tradizione belcantistica italiana. Di non frequente ascolto nella versione per voce e pianoforte i tre Sonetti hanno riservato momenti davvero emozionanti nella magnifica interpretazione del duo, qui bilanciato in una presenza pianistica davvero eccellente. E nel segno della grande tradizione poetica italiana trecentesca si continuava con il sonetto di Dante Tanto gentile e tanto onesta pare in una duplice versione, quella tardo romantica di Ponchielli, e quella più contenuta e pressochè sconosciuta di Ciro Pinsuti, autore che ebbe una discreta fama all’estero nella seconda metà dell’Ottocento. Ma il recital, se pure portatore di musica bellissima e poco consueta, non poteva finire qui. Il pubblico che affollava il teatro, nel quale si scorgevano molti giovani studenti di canto, ha richiesto a gran voce i bis e ottenuto due pezzi pucciniani celeberrimi, l’aria di Musetta da Bohème “Quando men vò” e da Gianni Schicchi “O mio babbino caro”. Si è così aperto uno squarcio sul teatro, fatto di incantevoli raffinatissimi rubati e lunghe frasi legate, pura meraviglia nell’interpretazione di Rosa Feola e Fabio Centanni. 

 

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