Rokia Traoré, o la religione del canto

In tour italiano, con il nuovo disco "Bowmboï", la giovane cantautrice del Mali Rokia Traoré, erede contemporanea della tradizione dei griot

Recensione
classica
Musica90 Torino
03 Ottobre 2003
Elegante, sensuale, tellurica, Rokia Traoré ha aperto il suo tour italiano a Torino, sotto un tendone circense ma acustico nel quartiere semi-africano sul fiume Dora, ospite d'apertura di un africano e qualificato World Music Meeting organizzato da Musica90 per la manifestazione "Identità e Differenza" della Città di Torino: Rokia suonerà ancora, dopo il concerto del 5 a Milano, il 7 ottobre a Bari (infoline 0805283361) e l'8 a Roma (0643566581). È una delle giovani grandi voci dell'Africa, coltivata da Ali Farka Touré, e si è fatta conoscere fuori dal suo Mali nel 1997, quando Radio France International le ha conferito il premio African Discovery quale artista rivelazione al Festival di Angoulême. Questa griotte raffinata, colta e potente cantautrice, non si lascia facilmente ingabbiare in una modesta equazione delle radici afro aggiornate alla world music parigina: sul suo spartano sito che neanche contempla ancora il nuovo disco "Bowmboï" pubblicato con la francese Label Blue , auto definisce la sua "musica contemporanea del Mali". La nuova voce gentile, religiosa, virtuosa, visionaria del Mali ha raccolto il più unanime tra i favori della critica mondiale occidentale da "Folk Roots" al "New York Times" già con i primi due dischi "Mouneïssa" del '98 e "Wanita" del 2000. La sua musica affonda le radici negli ipnotici ritmi di trance dell'Alto Niger e negli estatici vocalizzi dei cantanti della regione Wassolou. E si sa anche accompagnare, in due tracce di "Bowmboï", dagli archi contemporanei e world del Kronos Quartet. Quando due esseri si incontrano ciascuno porta all'altro un po' di quel che è. Così impariamo, ci costruiamo, ci evolviamo. Io ti porto ciò che mi fa diversa da te. Dammi un po' di ciò che sei. Ma fallo in pace, e con tolleranza. Perché di tutto ciò che mi imporrai, io non conserverò che l'impronta della tua violenza e della tua arroganza. Si può esigere dall'altro che accetti ciò che gli si offre. Ma ricevendo ciò che donano gli altri, noi li apriamo a ciò che abbiamo da offrire. Così canta Rokia Traoré in lingua Bamana, in "Kèlè Mandi"; figlia di un diplomatico appassionato di musica, educatasi alla ricca collezione di dischi del padre, Rokia dal 1996 è musicista: oggi ha 29 anni. Il suo concerto comincia come una ninna nanna, una nenia seducente e cullante di canzoni da ascoltare estatici. Poi cresce, si inturgidisce di ritmi e di sensualità. Lei accenna movimenti di danza eleganti e inimitabili. I suoi musicisti sono eccellenti. L'energia si addensa sino a bis che fanno tremare il quartiere sotto il cemento: l'Africa è qui, la trance potrebbe portarci ovunque, al centro rovente della Terra. Ma un concerto è un concerto. E a malincuore torniamo a dormire in Europa.

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