Riscoprire Weinberger

Prima italiana al Massimo di Palermo dell'opera allestita dalla Semperoper di Dresda

Recensione
classica
Teatro Massimo Palermo
Jaromir Weinberger
19 Ottobre 2014
Nulla di più anacronistico, drammaturgicamente impalpabile e dilatato nella durata. Tuttavia quest’opera-pastiche del boemo naturalizzato americano Jaromir Weinberger, mai apparsa sulle scene italiane, seduce per due ragioni: la sontuosità dello spettacolo, allestito dalla Semperoper di Dresda e ripreso dal Massimo, e il linguaggio dell’autore, assai più intrigante nella scrittura per orchestra e coro che nella vocalità, perennemente a caccia di un’identità che non sembra riuscire a trovare. “Svanda” vede la luce nel 1927 - è coeva quindi di “Turandot”, “Re Ruggero” e “Oedipus Rex” - ma dal punto di vista strutturale sembra più anziana di un secolo: dalla trama fiabesca, che oscilla tra Frozen e Robin Hood, la cui morale esalta la potenza salvifica della musica, alla suddivisione in numeri chiusi con arie e terzetti che odorano di Settecento, tutto di quest’opera sa d’antico. E stride con la complessità del linguaggio orchestrale di Weinberger, in cui si fondono il gusto per la timbrica e le tessiture strumentali complesse, l’idea (magari non sviluppata come meriterebbe) del leitmotiv, la concezione armonica di grande curiosità, il ricorso a polke, furiant e persino qualche accenno alle sonorità d’Oltreoceano (dove non a caso l’autore si trasferirà nel 1939): il prodotto di un talento misconosciuto che senza dubbio vale la pena ri-scoprire e che la direzione di Agrest sottolinea con cura amorevole. La ricchezza dell’allestimento - magnifiche scenografie, grande sfarzo coreografico e regia di singolare acutezza - fa quasi del tutto dimenticare la fragilità del libretto e il suo intento moraleggiante. Cast di buona capacità teatrale ma dalla vocalità esigua (eccetto Abbondanza): chissà se con voci da musical l’opera non ci guadagnerebbe.

Interpreti: Pavol Kuban, Vladimir Chmelo (Svanda), Marjorie Oewwens, Izabela Matula (Dorotka), L'udovith Ludha, Peter Berger (Babinsky), Anna Maria Chiuri (Regina Cuordighiaccio), Roberto Abbondanza (Lo Stregone), Alfio Marletta (Giudice, Luogotenente dell'Inferno e Primo Lanzichenecco), Timothy Oliver (Boia e Famulo del diavolo), Michael Eder (Il Diavolo), Gianfranco Giordano, Cosimo Diano (Secondo Lanzichenecco)

Regia: Axel Kohler

Scene: Arne Walther

Costumi: Henrike Bromber

Corpo di Ballo: Teatro Massimo di Palermo

Coreografo: Gaetano Posterino

Orchestra: Teatro Massimo di Palermo

Direttore: Mikhail Agrest

Coro: Teatro Massimo di Palermo

Maestro Coro: Piero Monti

Luci: Fabio Antoci

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