Primo Tell in francese per Roma

Il Tell a Roma mancava da circa sessant'anni ed allora era stato cantato in italiano e sfigurato dai tagli consueti all'epoca (oltre che da un'esecuzione beatamente ignara di ogni problema di stile). Questa volta, oltre alla lingua originale, si è avuta una versione quasi integrale (d'altronde Rossini stesso fece personalemnte o approvò una serie di tagli) con la sola soppressione delle danze del terzo atto e alcuni tagli minori.

Recensione
Accademia Nazionale di Santa Cecilia Roma
Gioachino Rossini
24 Novembre 2007
Prima d'ora Pappano aveva diretto una sola opera di Rossini ma, ascoltandolo nel Guillaume Tell, sembra un rossiniano di lungo corso: è stupefacente come ne restituisca - non importa se per istinto o per lunghe analisi stilistiche - gli accorgimenti orchestrali più nuovi e geniali, senza però confonderli con il timbro romantico alla Weber, e nemmeno alla Donizetti, e anzi facendo risaltare come il controllo della forma rimanga preminente in un contesto ancora in qualche modo neoclassico, controllato dalla mente sovranamente lucida di Rossini. Nella struttura da grand-opéra del Tell - inevitabilmente a rischio di dispersività - Pappano trova l'unità di un tono di fondo costante e la progressione di una linea drammaturgica globale, che cresce dalla prima all'ultima scena. L'orchestra di Pappano, pur evitando il tono altisonante di altre esecuzioni, si assume il compito della conduzione drammatica dell'opera, assorbendo le voci in una grande sinfonia vocale strumentale. E tra le voci il protagonista è il coro, il cui ruolo appare ulteriormente accentuato in un'esecuzione in forma di concerto. Le voci soliste emergono dal coro come figure d'un grande affresco musicale. Guillaume era Michele Pertusi, che a tratti si limitava ad una statuarietà un po' generica, ma era sublime nella scena che culmina con Sois immobile. Arnold, il ruolo più terribile, era sulle spalle di John Osborn, un po' incerto nel primo atto (un comprensibile nervosismo da debutto) ma poi sempre più sicuro e infine travolgente in Asile héréditaire, con una scarica di acuti cantati con un falsettone rinforzato, che risolveva il problema sia dei suoni flebili e sbiancati del falsetto sia degli urli da "cappone sgozzato" (Rossini dixit) del do di petto. Grande dimostrazione di classe da parte di Laura Polverelli (Hedwige) e Alex Esposito (Walter). Da Mimì e Liù a Mathilde il passo è lungo e la voce di Norah Ansellem sembrava un po' stiracchiata, ma l'interprete è musicale e intensa. Alla fine, grande festa di applausi.

Note: Esecuzione in forma di concerto

Interpreti: Michele Pertusi (Guillaume Tell), John Osborne (Arnold), Norah Amsellem (Mathilde), Ellie Dehn (Jimmy), Alex Esposito (Walter), Laura Polverelli (Edwige), Celso Albelo (Pécheur)

Orchestra: Orchestra Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Direttore: Antonio Pappano

Coro: Coro Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Maestro Coro: Norberth Balatsch