Poetica del collettivo

Boulez e Chéreau tornano a lavorare assieme a 30 anni di distanza dal leggendario Ring di Bayreuth. Lo fanno con un'opera ostica e di rara esecuzione, ma mostrando come precisione e varietà siano le chiavi per avvincere. Immenso successo di critica e pubblico.

Recensione
classica
Wiener Festwochen Vienna Wien
Leos Janácek
18 Maggio 2007
La rassegna attuale del Festival di Vienna porta in scena solamente un nuovo allestimento operistico, a differenza delle ben più ricche edizioni degli anni passati. Ma non è la quantità a contare, sembrerebbe volerci dire questa nuova produzione viennese dell'ultima opera di Janacek. Infatti, a 30 anni di distanza dallo storico Ring di Bayreuth, il sovrintendente del festival Lissner è riuscito a convincere Boulez e Chéreau a una nuova collaborazione. Parlare di allestimento epocale, per questo lavoro di rara e complessa esecuzione, non è esagerato. Basti pensare che il regista – contrariamente all'uso – è salito sul palco non solo al termine della prima, ma anche dopo le tre recite successive, cosa che il pubblico, con intensi e lunghissimi applausi, ha saputo apprezzare. L'opera non ha trama, ma presenta le esistenze di vari personaggi (tutti maschili tranne uno) rinchiusi in un campo di prigionia. Chéreau muove questo collettivo in una continua dialettica di massa e individuo, con equilibrio formale e drammatico ineccepibile. Il punto di partenza del suo raccontare è realistico, ma di fronte alle immense mura grigie che racchiudono la scena, il tutto assume una dimensione esemplare, oppressiva e claustrofobica. La precisione e la varietà con cui agiscono tutti i personaggi inchioda il pubblico per tutti i 100 minuti della rappresentazione. Boulez è perfetta controparte. Anche le coordinate della sua lettura sono precisione e varietà, e anche per lui le linee strumentali e l'organico orchestrale devono stagliarsi in una continua alternanza di funzioni. I cantanti hanno saputo attenersi a questo proposito, e senza mai dimenticare la propria individualità, hanno saputo arricchire della loro presenza la coralità scenica. Una produzione indimenticabile.

Note: Produzione Wiener Festwochen Cooproduzione Holland Festival, Amsterdam, Festival d'Aix-en-Provence, The Metropolitan Opera, New York, Teatro alla Scala, Mailand

Interpreti: Olaf Bär, Eric Stokloßa, Stefan Margita, Peter Straka, Vladimir Chmelo, Jiøí Sulzenko, Heinz Zednik, John Mark Ainsley,Jan Galla, Tomás Krejèiøík, Martin Bárta, Vratislav Køiz, Olivier Dumait, Susannah Haberfeld, Ales Jenis, Marian Pavlovic, Peter Hoare, Gerd Grochowski, Andreas Conrad

Regia: Patrice Chéreau

Scene: Richard Peduzzi; Luci Bertrand Couderc

Costumi: Caroline de Vivaise

Orchestra: Mahler Chamber Orchestra

Direttore: Pierre Boulez

Coro: Arnold Schoenberg Chor

Maestro Coro: Direzione Erwin Ortner

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