"Passione" e impeto operistico

Con il raro oratorio Golgotha di Frank Martin, ispirato al compositore svizzero da un'incisione di Rembrandt e composto immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, i Wiener Philarmoniker aprono il festival pasquale Osterklang che si protrarrà nella capitale austriaca fino al 12 aprile.

Recensione
classica
Osterklang Vienna
Frank Martin
02 Aprile 2004
La fattura di "Golgotha" di Frank Martin, che privilegia l'uso di masse timbriche e accordali del tutti e numerosi momenti in cui archi e fiati devono divenire un'unica fonte sonora a discapito di una condotta più squisitamente polifonica e cameristica delle singole sezioni strumentali, non sembrerebbe essere tagliata appositamente per le peculiarità dell'organico viennese, celebre per saper rendere con chiarezza e trasparenza e suono inimitabile gli aspetti più reconditi e sottili della struttura musicale. Michael Boder, però, fa tesoro della grande esperienza operistica della filarmonica e imposta l'oratorio come se si trattasse di un'opera lirica, sovrapponendo alla partitura un arco e uno slancio drammatico che perdura e domina dall'inizio alla fine senza mai indebolirsi, come se le vicende della Passione di Gesù – interpolate da Martin con alcune riflessioni di ordine teologico tratte dalle "Confessioni" di Agostino – vivessero realmente sulla scena, senza alcun ausilio di tipo drammaturgico, solo nei suoni e nelle parole. Il coro, numeroso e quasi sempre presente, fa un ottimo lavoro, destreggiandosi tra i differenti tipi di scrittura adottati, dall'unisono delle quattro parti agli sdoppiamenti in otto voci, dall'omofonia alle parti canoniche. Portatore principale, ma non l'unico, dei momenti meditativi, il coro sa contrapporre senza soluzione di continuità masse di intensa voluminosità sonora a vere perle in pianissimo intonate da un singolo registro vocale. Anche i dialoghi tra coro e solisti accentuano questa alternanza, unico modo possibile per creare un impasto che sia caratterizzato da chiarezza cristallina, nonostante la densità armonica, timbrica e dinamica che mai sembra abbandonare per lassi di tempo significativi la partitura. Se guardiamo alla composizione nella sua compattezza, una novantina di minuti circa che riescono a raggiungere completezza drammatica nonostante l'omissione di numerose scene della Passione e l'aggiunta di momenti tradizionalemente non contemplati (la Resurrezione per fare un solo esempio), allora anche il lavoro di tutti i partecipanti dell'esecuzione risulta chiaro: sottomettersi a una drammaturgia astratta e fittizia per dare corpo sulla scena a una vicenda storico-umana di/con impressionante intensità espressiva e drammatica, rinunciando però a qualsiasi tipo di virtuosismo, sia di tipo vocale che strumentale.

Interpreti: Soile Isokoski, Nathalie Stutzmann, Frank van Aken, Ralf Lukas, David Pittsinger

Orchestra: Wiener Philharmoniker

Direttore: Michael Boder

Coro: Wiener Singverein

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