Pappano inizia con il piede giusto

Pappano inaugura con successo la sua prima stagione al Covent Garden con una nuova produzione dell'Ariadne auf Naxos, in cui emergono il Compositore di Sophie Koch e l'Ariadne di Petra Lang.

Recensione
classica
Royal Opera House (ROH) Londra
Richard Strauss
06 Settembre 2002
Può darsi sia stata ironica la decisione di Antonio Pappano di iniziare il suo incarico di direttore musicale della Royal Opera House con una nuova prouzione dell'Ariadne auf Naxos di Richard Strauss, un lavoro dove la serietà elitaria dell'opera lirica viene beffeggiata e criticata, e la sua sacralità è alla balia degli interessi economici e dei capricci di un parvenu a cui sta più a cuore che lo spettacolo di fuochi artificiali che conclude la serata inizi 'esattamente alle 9 in punto'. E` abbastanza facile leggervi una satira dei problemi economici ma anche sociali che hanno accompagnato negli ultimi cinque anni i lavori di rinnovamento e la riapertura del teatro londinese del Covent Garden. Ma Ariadne è anche un lavoro difficile, che impegna a fondo una compagnia, e che come tutti i lavori di Strauss mette in risalto sia il positivo che il negativo dell'organico orchestrale. Anche in questo senso la scelta di Pappano poteva essere vista come una coraggiosa ma azzardata scomessa, scommesa che tuttavia è stata vinta su tutti i fronti. Pappano ha scelto di continuare la collaborazione iniziata alla Monnaie, di cui era stato direttore per dieci anni, con il regista tedesco Christof Loy, che gli ha fornito una produzione solo apparentemente tradizionale, estremamente teatrale e la cui integrità rispetta a pieno le esigenze della storia e degli interpreti. Il prologo si svolge nell'ingresso di un palazzo moderno, da cui tramite un ascensore la scena, disegnata da Herbert Murauer, si abbassa per metà nello scantinato, mostrando così il dislivello tra il mondo del committente e quello degli artisti, con il maggiordomo (l'attore tedesco Christoph Quest) unico trait d'union. Thomas Allen è un Maestro di musica di lusso, contrastato dall'irriverente e divertente Tanzmaster di John Graham-Hall, mentre Sophie Koch è un Compositore pressochè perfetto: nervoso ed infantile, ma deciso e con tocchi di moderato fanatismo nei suoi monologhi, canta con grande sensibilità ed intelligenza. L'opera vera e propria si svolge invece in una stanza di stampo vittoriano, arredata solo con un tavolino, e che si trasforma con l'arrivo di Bacco in una sala da banchetto. Il mezzosoprano Petra Lang ricopre il ruolo di Ariadne, solitamente destinato ad un soprano drammatico, con ricchezza di tono e grande intensità drammatica, aumentando il contrasto con il tono leggero di Zerbinetta, qui interpretato da Marlis Petersen, che ha sostituito l'indisposta Natalie Dessay. Tutto il cast si è dimostrato ad altissimi livelli, con tra gli altri Nathan Gunn atletico e sensuale nel ruolo di Harlequin e Barry Banks in quello di Brighella, irresistibilmente comico nei suoi tentativi di seduzione. L'orchestra ha risposto con entusiasmo alla direzione attenta e precisa di Pappano, che accompagna con grande sensibilità i cantanti producendo un suono morbido e ricco, senza la spigolosità a volte associata a questo repertorio. L'ultima stagione di Haitink era stata decisamente su altissimi livelli, ma anche la prima di Pappano, dopo una sola serata, non promette male.

Note: nuovo all.

Interpreti: Petra Lang, Sophie Koch, Thomas Allen, John Graham Hall, D'Arcy Bleiker, Dean Robinson, Robert Brubaker, Marlis Petersen, Nathan Gunn, Robin Leggate, Jeremy White, Barry Banks, Edgaras Montvidas

Regia: Christof Loy

Scene: Herbert Murauer

Costumi: Herbert Murauer

Orchestra: Orchestra della Royal Opera House

Direttore: Antonio Pappano

Coro: Coro della Royal Opera House

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo

classica

Nuova opera sul dramma dell’emigrazione