Palestrina, Leineri e il senso del tempo
L'inaugurazione della stagione della Filarmonica Romana
11 novembre 2025 • 2 minuti di lettura
Roma, Teatro Argentina
Il Cantico dei Cantici
06/11/2025 - 06/11/2025La stagione della Filarmonica Romana al Teatro Argentina si è aperta con un omaggio al Princeps Musicae nel suo cinquecentenario della nascita declinato in modo piuttosto originale. Il Quarto libro di Mottetti a 5 voci composto da Giovanni Pierluigi da Palestrina nel 1584 e interamente dedicato al Cantico dei Cantici è stato presentato in una nuova versione commissionata al compositore Francesco Leineri. “Ho incontrato la musica di Palestrina facendola emergere e disperdere nella mia partitura”, così l’autore nelle note di sala. Non l’accostamento di due opere, dunque, ma una che germina dentro l’altra, operando interventi anche sul testo. Versi originali di Leineri o liberamente rielaborati dalla Bibbia ebraica, Saffo, Guillaume Apollinaire e Juan de la Cruz, si accostavano al testo originale biblico in una koinè di lingue antiche e moderne intesa a oltrepassare il senso del tempo e del luogo di appartenenza. Il Cantico dei Cantici palestriniano, incontro tra la severità spirituale del grande compositore cinquecentesco e la straripante quasi profana bellezza delle pagine bibliche considerate testo d’amore per eccellenza subiva così le trasformazioni più diverse, ma sempre dall’interno. Sul palco il direttore Walter Testolin dirigeva oltre al gruppo vocale De labyrinto, il violoncello di Elide Sulsenti, la fisarmonica di Samuele Telari e lo stesso Leineri alle percussioni e live electronics. Il colore degli strumenti era teso al dialogo con le voci, la fisarmonica vagamente affine all’organo ma con una connotazione decisamente profana creava un effetto di straniamento ; violoncello e percussioni accompagnavano e scandivano. Gli interventi live electronics connotavano suoni d’ambiente in un mix suggestivo. Voci lontane di bambini che giocano, ad esempio, trascoloravano tra una polifonia e l’altra e paradossalmente proprio il senso del tempo che a priori nelle intenzioni veniva negato era quello che maggiormente traspariva. Quanta musica ha cambiato la nostra percezione nell’arco di cinque secoli ? Quanti fattori ambientali fanno sì che oggi l’ascolto sia continuamente interpolato da suoni provenienti dalle più diverse fonti ?
Questo passava nella mente dell’ascoltatore nell’ora e mezza di musica affidata a un giovane compositore come inaugurazione di una stagione blasonata della capitale. Una scelta rischiosa e apprezzabile, ancora una volta evidenziando il senso del tempo nel dare spazio a energie giovani per riflettere e rileggere il passato. Ciò che veramente ci è mancato è stata la risonanza acustica naturale per cui la musica di Palestrina era stata composta, così che le parti originali soffrivano del suono secco del teatro settecentesco ricco di velluti. Più apprezzabile quindi la resa dell’ensemble vocale in tanta nudità sonora. Bravi tutti gli interpreti, teatro pieno, pregevole il saggio introduttivo di Marco Della Sciucca nel programma di sala.