Opera come armonia di musica e gesto
Recensione
classica
Dopo la sua prima rappresentazione a Lione, l'opera di Eötvös è già stata eseguita in cinque diversi allestimenti ed in dieci teatri, dato più che sorprendente per un'opera composta nella seconda metà del Novecento. Delineare i motivi di questo successo non è semplice: La ricerca di un'armonia tra 'tradizione' ed 'innovazione' emerge a partire dalla stesura del libretto, che utilizza in maniera libera il modello di Cechov, smembrandone la struttura narrativa e temporale. Eötvös e Henneberg, infatti, organizzano gli eventi della vicenda in tre sequenze che raccontano la stessa storia da altrettanti punti di vista. Il libretto consente così al compositore di concentrarsi sullo studio dei personaggi, potendo tralasciare di dover adeguare la musica alle necessità drammatiche dell'intreccio. Eötvös vuole accentuare le relazioni e gli elementi di conflitto tra i personaggi. Per questo motivo decide di utilizzare solamente voci maschili, astraendo al massimo l'idea del conflitto e liberandola dai suoi aspetti sessistici. Le tre sorelle, protagoniste principali della vicenda, sono interpretate da tre contratenori e in questa maniera non si corre il rischio di associare le voci femminili all'immagine tradizionale dell'eroina operistica. Nella buca agiscono 18 strumenti, associati rispettivamente ai 13 personaggi. Dietro al palcoscenico, invece, è presente una grande orchestra composta da 50 elementi. L'ensemble cameristico, generalmente, accompagna le parti più intime, nella quali il personaggio esprime a modo di presentazione il proprio disagio interiore. Abitualmente queste parti fanno uso della tecnica dello Sprachgesang. L'accentuazione drammatica e l'esplosione di conflitti interpersonali è sottolineata, invece, dall'introduzone della grande orchestra. L'alternanza delle due masse orchestrali offre molteplici possibilità e soluzioni per interagire a livello compositivo con gli sviluppi drammatici delle relazioni dei diversi personaggi e permette al compositore di mantenere sempre viva l'attenzione nell'ascoltatore. La regia, ispirata al teatro Kabuki giapponese, è sicuramente elemento fondamentale che ha contribuito al successo dell'opera. I movimenti e i gesti dei personaggi sono minimi, ridotti all'essenziale e al necessario, in armonia con i suoni ed il canto. Semplicissima la scenografia: tre pannelli bianchi bucati che, a seconda della loro posizione, alludono al luogo dell'azione, ridotto archetipicamente a due estremi, il dentro e il fuori. Nelle tre sequenze ritornano in concomitanza delle medesime situazioni narrative gli stessi movimenti dei pannelli e gli stessi processi di illuminazione. Le tonalità bianche, grigie e nere predominano nei costumi dei personaggi secondari. Vivi accenti di rosso, blu e arancione, invece, risaltano nei vestiti delle tre sorelle e di Natascha, come a volere sottolineare il loro impeto interiore, che fa muovere le passioni dei diversi personaggi. Sempre perfetti gli interventi delle due orchestre, chiaramente distinte ma, allo stesso tempo, fuse in un unicum ben equilibrato. Ottime anche la prestazione dei cantanti, sebbene non tutti abbiano reso in maniera comprensibile il testo russo. Discutibile, tuttavia, ci è parsa l'idea di far interpretare la parte di Natascha, sorta di personaggio outsider socialmente e culturalmente distinto dagli altri personaggi, tutti provenenti dalla tipica borghesia di provincia russa di fine secolo, da un cantante di colore, distruggendo così l'intento di astrazione evidente nelle altre scelte di regia. Il forte contrasto, che può inoltre facilmente portare a sgradevoli e ingiuste associazioni, crea a nostro avviso accenti parossistici che rompono la drammaticità e l'organicità dell'opera.
Note: Ripresa dell'allestimento dell'Opéra National de Lyon
Interpreti: Alain Aubin, Lawrence Zazzo, Oleg Riabets, Gary Boyce, Albert Schagidullin, Nikita Storojev, Olivier Lallouette, Riccardo Lombardi, Peter Hall, Peter Fried, Terence Mierau, Alexei Grigorev, Jan Alofs
Regia: Ushio Amagatsu
Scene: Natsuyuki Nakanishi
Costumi: Sayoko Yamaguchi
Orchestra: Klangforum Wien; Savaria Symhonieorchester
Direttore: Peter Eötvös; László Tihanyi
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