Mozart.Sokurov

Il film del regista Sokurov sulla sua messinscena del "Requiem" di Mozart alla FIlarmonica di San Pietroburgo nel febbraio 2004

Recensione
classica
Torino Film Festival Torino
Sokurov
14 Novembre 2004
Il 3 febbraio di quest'anno, nella sala Piccola della Filarmonica di San Pietroburgo, il regista cinematografico Aleksandr Sokurov (classe 1951), ha messo cinque telecamere: si eseguiva il "Requiem" di Mozart, con una sua "messinscena", che consisteva nel lavoro sulle luci, nel vestire di tabarri gregorian/pellegrini i coristi del Rossika diretti da Valentin Nesterov con i Solisti del Teatro Mariinskij, e nel farli andare lentamente raminghi per tutti i settanta minuti della Messa funebre, anime in pena in un limbo incessante, rallentato, in cui chi cantava si ritrovava ricompattato alla fine dei movimenti, in una unità intensa e religiosa che ogni volta si riscioglieva nelle architetture sonore che seguivano. Prima e dopo il concerto (che non è molto più che un buon prodotto per fare classica in televisione), "Mozart.Requiem" di Sokurov è soprattutto l'indagine tranquilla e "democratica" dei volti intensi e veri degli spettatori russi di quel concerto: il loro arrivare prima, leggere il programma, e discutere dopo, a coppie, senza fretta di scappare, delle loro emozioni: qualcosa di più "realista" dei bimbi del "Flauto magico" bergmaniano. Questa prima mondiale era il vertice musicale del TorinoFilmFestival (in corso sino al 20 novembre), dove però qualcos'altro di musicale c'è: il documentario di Luca Pastore sui Dischi del Sole, mitica etichetta della canzone popolare impegnata tra '65 e '75, il documentario di Luca Guadagnino su Arto Lindsay e naturalmente, nella retrospettiva dedicata a John Landis, "Blues Brothers", il videoclip di "Thriller" per Michael Jackson e un documentario su B.B. King.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo