Mozart suona le tabla e fischietta

L'Orchestra di Piazza Vittorio traduce Mozart nel suo linguaggio multietnico, dove tante tradizioni musicali si accostano, si sovrappongono, dialogano: il Flauto magico rivive come un'antica fiaba che passa di bocca in bocca da un cantore popolare senegalese a un musicista cubano a un cantante tunisino.

Recensione
classica
Teatro Palladium roma
Musiche originali di Ziad Trabelsi e dell'Orchestra di Piazza Vittorio. Rielaborazione musicale di Mario Tronco e Leandro Piccioni
01 Marzo 2008
Tutto è iniziato con la proposta un po' folle di Daniele Abbado di portare per le strade di Reggio Emilia una loro versione del Flauto Magico in occasione della notte bianca del 2007. Poi Mozart ha conquistato i musicisti dell'Orchestra di Piazza Vittorio - molti dei quali sicuramente non l'avevano mai ascoltato - che hanno deciso di andare avanti per conto loro: il punto d'arrivo sarà il Romaeuropa Festival del 2009, dove porteranno il loro Flauto magico completo, con la regia di Marco Baliani. Intanto vanno presentando di volta in volta al pubblico lo stato d'avanzamento del lavoro e ne nascono incontri che stanno tra l'esecuzione in forma semiscenica e la prova aperta. Per prima cosa bisognerebbe descriverlo questo Flauto magico, ma non è facile perché i loro modi di reinventare Mozart sono tanti quanti sono i numeri dell'opera moltiplicati per le tradizioni musicali presenti in quest'orchestra multietnica. L'inizio è un lungo a solo delle tabla (i due piccoli tamburi indiani) dapprima misterioso poi scatenato, quindi i tre famosi accordi che aprono l'opera irrompono perfino più epifanici che in teatro; però il grosso dell'ouverture, completamente reinventata ma riconoscibile, verrà alla fine. Intanto c'è stata l'aria di Papageno, che è proprio lei - con le note giuste al posto giusto - ma cantata in wolof come un cantastorie popolare da un senegalese tondeggiante e sorridente, irresistibilmente simpatico e musicale. Tamino è talmente innamorato che perde la parola e fischietta allontanandosi nel buio, come un qualsiasi ragazzo di notte in una strada di una qualsiasi metropoli del mondo: ma l'amore non è mai qualsiasi, è sempre straordinario, soprattutto se la melodia è quella dell'aria del ritratto, che anche senza il suo raffinatissimo accompagnamento è una meraviglia che lascia senza fiato. Un altro senegalese con la kora (una specie di liuto) fa una straordinaria improvvisazione, che man mano si rivela una libera variazione su Mozart, le cui note affiorano ogni tanto da quel vortice di note etniche. Insomma Mozart è tradotto da ognuno nel proprio linguaggio popolare, come se fosse parte d'un patrimonio di musica orale tramandato da tempi immemorabili. Niente di irritante e sacrilego - siamo mille miglia lontani sia dalla world music sia dal jingle - anzi una scoperta di Mozart da angolazioni impreviste, assolutamente estranee a Mozart e allo stesso tempo sottilmente - si vorrebbe dire genialmente - collegate alla sua musica.

Note: in collaborazione tra Università Roma Tre e Romaeuropa

Interpreti: Narratore: Omar Lopez Valle. Tamino: Awalys Ernesto Lopez Maturell. Tre Dame: Eszter Nagypal, Gaia Orsoni, John Maida. Papageno: El Hadij Yeri Samb; Monostato: Houcine Ataa. Pamina: Sylvie Lewis. Sarastro: Carlos Paz. Sacerdote: Raul Scebba

Orchestra: L'Orchestra di Piazza Vittorio

Direttore: Mario Tronco

Coro: Coro dell'Orchestra di Piazza Vittorio

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