Mosè avvelenato

Recensione
classica
Teatro Massimo Palermo
Arnold Schönberg
20 Aprile 2002
A Palermo è andato in scena il Moses und Aron, prima produzione italiana del capolavoro incompiuto di Schönberg. Ma in un clima avvelenato e carico di tensione: con la minaccia di una bomba nel teatro alla vigilia della prima, e con un improvviso sciopero di una parte dell'orchestra. Ma il senso di responsabilità, e una buona dose di coraggio, ha spinto Stefan Anton Reck a salire comunque sul podio e, con il sostegno dei vertici del teatro e il caloroso appoggio di tutto il pubblico, e a dirigere tutta l'opera, anche se a ranghi ridotti. Certo, la mancanza di molte prime parti dell'orchestra, di quasi tutte le viole, di tutta la sezione delle percussioni (fondamentali nella celebre scena del vitello d'oro), si Ë fatta sentire, dando in spesso la sensazione di un meccanismo che girava a vuoto. Ma si è colto comunque il forte impatto teatrale di questa musica (vero miracolo di una partitura interamente costruita su un'unica serie dodecafonica), e di una lettura molto attenta ai contrasti e alla caratterizzazione delle diverse situazioni sceniche. Chi scrive ha anche avuto modo di ascoltare la prova generale, con l'orchestra al completo, e di apprezzare la ricchezza dei colori e la grande vitalit di questa esecuzione, frutto di uno studio lungo e accurato, ma forse anche di una certa dimestichezza con le opere della seconda Scuola di Vienna, da parte di un'orchestra che nelle ultime stagioni ha affrontato Wozzeck, Erwartung e Lulu. Regia, scene e costumi erano firmati da Denis Krief, che ha accettato la sfida di un'opera in apparenza poco teatrale, quasi irrappresentabile, e sempre a rischio di letture sceniche troppo didascaliche, di un immagine di Mosè che oscilla pericolosamente tra Charlton Heston, la statua di Michelangelo, il Commendatore del Don Giovanni Krief si Ë cosÏ sintonizzato sulla cultura europea degli anni Venti, nella quale l'opera è nata, attingendo a immagini di Laszlo Moholy-Nagy, George Grosz, Otto Griebel, Friedrich Kiesler, e disegnando la scena con grandi impalcature metalliche e folle di operai in rivolta (dove i simboli della falce e del martello si confondevano con una infinità di altri utensili branditi con foga: forbici, seghe, zappe). Ma ha soprattutto assecondato mirabilmente la struttura musicale dell'opera, creando contrappunti visivi tra le figure geometriche degli elementi scenici, i rapidi movimenti delle masse (che poteva spostare con grande libertà, anche disponendole di spalle, perché distinte dal coro che era invece collocato su una impalcatura girevole), le proiezioni del testo (trasformate dalla funzione di semplice sopratitolo a elemento teatrale, dalla forte valenza simbolica, in un'opera incentrata sul rapporto tra pensiero e parola), le luci (bellissimo il rosso che inondava il palcoscenico nel momento del miracolo dell'acqua del Nilo trasformata in sangue; gli effetti psichedelici che accompagnavano le orge di corpi nudi introno al vitello d'oro; il buio improvviso dopo l'ultima, disperata, commovente invocazione di Mosè ´O Wort, du Wort, das mir fehlt!' che chiude l'opera). E senza rinunciare ad un filo di ironia, ad esempio nel quartetto delle vergini che anziché nude si immolavano in abiti da sposa, bianchissimi e volutamente kitsch. Tom Krause Ë stato un applauditissimo Mosè, che ha sfoggiato uno Sprechgesang possente e molto drammatico. L'impervia, lunghissima parte tenorile di Aronne Ë stata sostenuta, eroicamente, da Richar Brunner, che Ë parso un po' ai limiti delle sue possibilità vocali, ma molto convincente sul piano teatrale. Di buon livello il resto del cast. Si sono ammirati soprattutto Gabriella Costa e Alexander Krawetz nei panni dei due giovani, Monte Jaffe in quelli del sacerdote, il quartetto delle vergini formato da Mirella Spinu, Sara Allegretta, Paola Pellicciari, Svetlana Sidorova. Decisivo l'apporto del foltissimo coro, che nell'opera ha un ruolo pari a quello dei due protagonisti, e che risultava dalla somma del coro del Teatro Massimo e di quello della Radio di Cracovia.

Note: Nuovo allestimento

Interpreti: Krause/ Waller, Brunner/ Aschenbach, Costa, Tramonti, Krawetz

Regia: Denis Krief

Scene: Denis Krief

Costumi: Denis Krief

Orchestra: Orchestra del Teatro Massimo

Direttore: Stefan Anton Reck

Coro: Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro Massimo, Coro della Radio Polacca di Cracovia

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: per il Maggio della Musica

classica

Nuova opera sul dramma dell’emigrazione

classica

Al Theater Basel L’incoronazione di Poppea di Monteverdi e il Requiem di Mozart in versione scenica