Molto rumore per (il) nulla
Gli Animal Collective appaiono sdentati nello zoo del suono.
13 marzo 2009 • 1 minuto di lettura

Le nozze di Figaro Firenze
Il trio statunitense viene da tempo considerato uno dei più degni rappresentanti della nuova ondata psichedelica americana. E dal Duemila a oggi, con una buona manciata di album ben più che interessanti, ha dimostrato di saper imbastire scenari in cui convivono al meglio suoni analogici ed elettroniche minimali, libertà vocali e brani a cavallo tra il folk e il pop. Il tutto condito da una spolverata di noise che parla direttamente alla pancia e che dà all’insieme un retrogusto decisamente acido. I tre, sul palco del Viper Theatre di Firenze, sono immersi in una cornice futuribile di luci e proiezioni sparate sulla grande sfera che li sovrasta. Si divertono a stuzzicare il pubblico con atmosfere morbide e tappeti sonori scricchiolanti che piacciono molto e convincono. Ma dopo i primi quattro brani, la varietà insistente delle composizioni crea un certo spaesamento e mostra l’assenza di uno stile riconoscibile. Stile invece ben presente ad esempio nel loro ultimo lavoro, "Merriweather Post Pavilion", pur se celato in un complesso collage di note, echi e rumori schizofrenici. La musica del live fiorentino, a tratti piacevolmente ipnotica e ripetitiva, si dimostra così in altri momenti “ripetente” e annoia l’ascoltatore più esigente. Il pubblico giovane, popolato di tanti ragazzi americani, sembra invece apprezzare molto la proposta degli Animal Collective e rimane, per tutta la durata della performance, lanciato in un ballo spasmodico sul bordo del nulla.