Maometto in trincea
Napoli: Rossini diretto da Mariotti
Maometto secondo di Rossini, titolo conclusivo della Stagione d’opera 2022-2023 del Teatro di San Carlo, è andato in scena domenica 29 ottobre alle ore 17 al lirico napoletano, con la direzione di Michele Mariotti e la regia di Calixto Bieito. Il Maometto secondo di Bieito: canta in mezzo ad una trincea di croci di sant’Andrea. Prima metafore di lampade, luce poi nere nel secondo atto coperte e scoperte da plastica; tanto petrolio. Di assoluta contemporaneità il regista spagnolo, numero uno tra gli europei per le sue visioni che inseriscono crudeltà e sessualità, mira ad un teatro attualizzato, che parli al presente. Bene, perché questa è la vocazione di ogni arte. Forse le guerre in atto, la crisi mediorientale in terra santa? Ma Mehmet il conquistatore è una figura nella storia del vicino oriente islamico sempre e solo simbolo dell’imperialismo Ottomano. Per raggiungere il più alto grado di persuasione, trasforma i capitani di Paolo Erisso in un manipolo di sgarrupati accattoni, venditori, e l’esercito del sultano ognuno con il bambolotto e pupazzo, forse metafore di innocenti. Costumi sgargianti di Ingo Krügler su luci sempre scure di Michael Bauer. Naturalmente, le croci poi si sollevano nel secondo atto, ondeggiando – forse l’unico momento veramente poetico – con le scene di Anna Kirsch. Tutto si può aggiornare ma senza confondere. Anna e il suo destino di morte, la guerra. Un mondo non buffonesco. Non fanno divertire: e soprattutto lo dice la musica. A partire dai tamburi, le marce, le preghiere, il tutto in una spiccata libertà formale dove Rossini travalica i limiti dei pezzi chiusi già nel 1820, anticipando tutto e tutti.
Il resto, ovvero la musica, riesce a non passare in subordine per l’ottima direzione di Michele Mariotti, che disegna fraseggi con giochi di dinamiche e ricomposizioni proiettandosi in un Rossini sperimentale, tirando su anche il coro preparato dal Maestro aggiunto Vincenzo Caruso. Non esiste un codice univoco sul podio, ma uno stile di certo sì, ormai è marchio Rossini-Mariotti. Roberto Tagliavini è stato per potenza vocale - spatole di suono travolgenti - ed espressività - fatta di linee terse cangianti, che via via escono dall'orchestra precisandone la chiave interpretativa – un grande Maometto II. Vasilisa Berzhanskaya in Anna, anche vera protagonista, tentava passaggi morbidi, ma mai decisamente commoventi, ed il pubblico l'avverte applaudendo con maggiore intensità nel secondo atto quando l’interpretazione migliora. Rossini rigoroso, vuole essere lavorato sul suono, nessuna enfasi nei passaggi più intricati, solo timbro sembrava chiedesse il direttore. Buona anche la prova di Dmitry Korchak (Paolo Erisso), Varduhi Abrahamyan (Calbo). Li Danyang (Condulmiero), e Andrea Calce (Selimo) entrano decisi a far bene. Infine, rumori e fischi al San Carlo di Napoli contro il regista.
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