L’oboe di Albrecht Mayer ad Ancona con la FORM

La prima italiana della ricostruzione di un concerto mozartiano

Albrecht Mayer e la FORM
Albrecht Mayer e la FORM
Recensione
classica
Teatro Sperimentale, Ancona
Albrecht Mayer e la FORM
08 Maggio 2025

La lunga stagione concertistica della FORM- Orchestra Filarmonica Marchigiana, iniziata a gennaio, si conclude con un bel concerto il cui protagonista, in veste di direttore e di solista, è Albrecht Mayer,  oboe principale dei Berliner Philharmoniker: scelta non casuale per il neodirettore artistico della FORM, Francesco Di Rosa, primo oboe dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di  Santa Cecilia, che ha inteso rendere omaggio al proprio strumento ed alla sua preziosa letteratura.

Tanto più preziosa in questa occasione, per la quale è stata proposta la prima esecuzione in Italia della “ricostruzione” di un concerto per oboe di Mozart a partire da un frammento musicale composto dal salisburghese: si tratta dell’abbozzo del primo movimento di un  concerto per oboe in fa maggiore risalente probabilmente al 1783, che consta di 50 battute complete delle parti orchestrali seguite da altre 20 battute in cui Mozart scrisse solamente la parte del solista accennando quella del primo violino per solo due battute. Questo embrione di primo movimento, indicato nel catalogo mozartiano come K. 293 e che presenta un  insolito incipit dove suona anche il solista anziché veder ritardato il suo ingresso più avanti,  fu completato nel 2020 dal compositore svizzero Gotthard Odermatt su richiesta di Albrecht Mayer e da questi eseguito in prima assoluta a Brema il 10 luglio dello stesso anno (esecuzione poi pubblicata dalla Deutsche Grammophon). Nel 2024 Odermatt completò l’intero concerto componendo di suo pugno, su motivi creati ex novo da Mayer, il secondo e il terzo movimento. Il lavoro, pubblicato da Odermatt come Op. 29 e dedicato ad Albrecht Mayer, è stato eseguito per la prima volta il 14 settembre 2024 a Wernigerode, in Germania, con lo stesso Mayer all’oboe sul podio della MDR-Sinfonieorchester e riproposto ora in Italia. 

Si è trattato quindi di cogliere quel quid che caratterizza lo “stile mozartiano”, che però è notoriamente   così variegato e multiforme da comprendere aspetti diversi, da quello classico, a quello galante, all’ empfindsamer fino al contrappunto; e più in particolare di cogliere i caratteri dello stile concertante proprio dei concerti solistici, fatto di un perfetto equilibrio tra solista e orchestra, di leggera giocosità  e brillantezza nei tempi veloci e di elegiaco lirismo negli adagi. Il risultato di questo “falso d’autore” è ben riuscito e l’incipit mozartiano è completato con maestria da Odermatt e da Mayer, attraverso un adeguato sviluppo del tema originale dell’inizio   ed una invenzione “in stile” dei due movimenti successivi: al melos dell’Adagio non troppo in re minore, dal ricco tessuto armonico punteggiato dalle garbate eccentricità  delle cadenze evitate, segue il turbinio di note del brillante e spigliato Rondò finale, con il dialogo tra il solista e l’orchestra da cui emergono  corni e  legni, costruito su un tema di impronta mozartiana. 

Mayer ha sfoggiato la sua bravura sia tecnica che espressiva ed un suono chiaro, squillante, dovuto anche alla tessitura molto alta del concerto. Suono che ha acquisito rotondità e profondità nello splendido bis bachiano, la Sinfonia dalla cantata BWV 21, nel quale la maggior parte dell’orchestra ha abbandonato il palcoscenico per lasciare la scena ad un quintetto di archi  e oboe. La  naturale simpatia dell’artista lo ha portato anche a dialogare e scherzare con il pubblico, molto caloroso e ricettivo nei confronti del suo virtuosismo. 

Mayer, attivo in tutto il mondo come solista, in formazioni da camera e come didatta, e   impegnato in attività di beneficenza (ha fondato  nel 2011  la Albrecht Mayer Foundation, che sostiene la ricerca e lo sviluppo di terapie per le malattie della retina e del nervo ottico) ha evidenziato anche ottime doti nella direzione: il gesto chiaro e preciso  ha guidato l’orchestra nell’ iniziale Ouverture da Così fan tutte e nella impegnativa partitura della Terza Sinfonia di Beethoven, che ha concluso il concerto, in una lettura orientata verso l’ evidenziazione dei contrasti  di volume, di tessitura, timbrici  e tematici che caratterizzano questo esteso monumento sonoro che apre il cosiddetto periodo eroico del compositore di Bonn.

La sala del teatro era gremita da un pubblico di tutte le età, tra cui molti studenti universitari della Politecnica delle Marche. 

 

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

A Bologna con l’Orchestra del Comunale insieme a Krylov (violino) e Cherrier-Hoffman (soprano)

classica

Stefan Klingele dirige Nono

classica

Ai Maifestspiele “Les pêcheurs de perles” in un allestimento di FC Bergman