Lo iato di Fidelio

Per la terza opera in tedesco della stagione dell'Opera di Roma, alla buona prova di cantanti e orchestra diretti da Will Humburg, non si è sposata una regia che desse conto dei simboli dell'unico lavoro di teatro musicale di Beethoven.

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Roma
Ludwig van Beethoven
08 Ottobre 2004
Seguito da un'orchestra in buona serata, Will Humburg ha dato vita a un bel "Fidelio" dimostrandosi la bacchetta ospite più interessante e senz'altro la migliore per dirigere il teatro musicale tedesco nella stagione all'Opera di Roma. Gli si perdona anche l'illogica esecuzione dell'ouverture "Leonore III" tra i due atti, poiché grazie alla notevole cura della concertazione e ritmi indiavolati che forse hanno fatto un po' trascurare l'elasticità del fraseggio, il direttore si è espresso con efficacia, coadiuvato da interpreti non tutti dello stesso livello. Simbolo del cast può essere Susan Anthony, che conosce e ha ben interiorizzato il ruolo di Leonore, riuscendo a darne interpretazione sufficiente malgrado la voce disomogenea e per la parte leggerina. Se il Rocco di Alfred Reiter è apparso opaco, bene sono andati Alan Titus, Pizzarro, e soprattutto Veronica Cangemi con la sua vivace Marzeline. Punto di forza del cast è stato il massiccio Stephen Gould: non sembrava aver molto sofferto gli stenti del carcere il suo Florestan fatto di potenza vocale. Il discorso cambia radicalmente invece per la regia, basata su strutture scenografiche recuperate dalla coproduzione Opera di Roma-Covent Garden del '96 per la regia di Peter Hall, mai andata in scena poiché l'allestimento era incompatibile con le strutture del Teatro romano. Giovanni Agostinucci crea forse il "Fidelio" più incongruo che sia dato vedere: in un'ambientazione vagamente ottocentesca tutti nel carcere sembrano sapere della presenza di Florestan, accudito da due loschi figuri (ma non doveva essere un segreto?); e si raggiunge il ridicolo quando lo stesso Florestan e Leonore cantano il loro duetto con Rocco e Pizzarro nel bel mezzo della scena spalle al pubblico... A molte altre incoerenze si unisce una recitazione assai approssimativa, neppure uno dei personaggi è messo a fuoco, a dimostrazione che non solo il teatro di regia riesce a creare uno iato insostenibile tra visione e ascolto.

Note: In lingua originale con sovratitoli in italiano. Nuovo allestimento

Interpreti: Florestan: Stephen Gould / Wolgang Millgramm (10, 13, 15/10); Leonore: Susan Anthony / Lisa Houben (10, 13, 15/10); Pizarro: Alan Titus / Boris Trajanov (10, 13, 15/10); Rocco: Alfred Reiter / Daniel Lewis Williams (10, 13, 15/10); Jaquino: Ferdinand von Bottmer / Claudio Barbieri (10, 13, 15/10); Don Fernando: Alfredo Zanazzo; Marzelline: Veronica Cangemi / Rita Cammarano (10, 13, 15/10); Primo Priogioniero: Antonio De Angelis / Maurizio Scavone (10, 13, 15/10); Secondo Prigioniero: Fabio Tinalli / Francesco Luccioni (10, 13, 15/10).

Regia: Giovanni Agostinucci

Scene: Giovanni Agostinucci

Costumi: Giovanni Agostinucci

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Will Humburg

Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Andrea Giorgi

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