Le ossessioni del minotauro in musica e poesia

La breve opera prima di Cattaneo e Sanguineti aveva già ricevuto una calorosa ricezione da parte di pubblico e critica in occasione della prima esecuzione assoluta alla Biennale di Monaco dello scorso anno. Nella ripresa dell'allestimento a Vienna la composizione si è nuovamente rivelata come originale commistione di musica e poesia e come intelligente tentativo di riflessione sulle possibilità del teatro musicale.

Recensione
classica
Museumsquartier Vienna
Aureliano Cattaneo
08 Marzo 2007
Sono 75 minuti di intensa musica e densità poetica a caratterizzare questo incontro di artisti, il giovanissimo Cattaneo e il veterano della poesia italiana Sanguineti, che torna per l'ennesima volta a manipolare per un compositore i suoi testi rizomatici dedicati al labirinto. Si racconta la storia del minotauro imprigionato in un labirinto di specchi, cosa che gli consente di guardarsi e, per una volta, di narrare dal proprio punto di vista, sfogando le proprie ossessioni e sofferenze. Scheidl mette in scena sfruttando la contemporaneietà dei piani narrativi e partendo dall'idea di teatro antico, quando musica, danza e rappresentazione erano realtà indissolubili. Per questo ogni personaggio ha tre interpreti (cantante, ballerino e voce fuori campo), mentre dei cartoni animati proiettati sul fondo della scena ripercorrono la storia dell'infelice figura mitologica a ritroso, dalla morte alla nascita. Il cast è ben scelto. Il basso di Leibundgut e il soprano della Caiello si muovono con acrobatica versatilità ed espressività asciutta tra gli estremi delle linee vocali. Il Klangforum Wien domina la partitura e guida l'ascoltatore tra i meandri della musica, in cui convivono sensualità timbrica e determinazione formale. Vis presenta con chiarezza e naturalezza i rapporti tra micro- e macrostrutture e gli artifici e le simmetrie della partitura, ma allo stesso tempo esalta ogni sottigliezza timbrica creando un sinuoso filo d'Arianna che soggiace a tutta la rappresentazione e che a tratti emerge attraverso l'impiego di combinazioni e strumenti insoliti (fisarmonica, pianoforte da saloon, traversiere). È un lavoro ostico e complesso, ma peculiare nella sua molteplicità e nel ductus vocale, in cui si fondono rimandi alla tradizione belcantistica e contemporanea (Sciarrino).

Note: Commissione della Biennale di Monaco Cooproduzione di netzzeit e Biennale di Monaco

Interpreti: Alda Caiello, Katia Guedes, Mark Hamman, Michael Leibundgut, Nicola Mascia, Charles Maxwell, Yael Schnell, Matan Zamir

Regia: Michael Scheidl

Scene: Nora Scheidl

Costumi: Nora Scheidl

Coreografo: Takako Suzuki

Orchestra: Klangforum Wien

Direttore: Lucas Vis

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Roma: il Quartetto Eos e Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce

classica

Tra i protagonisti quest’anno della musica vocale: I Gemelli, Lea Desandre e Chiara Muti

classica

Il capolavoro pucciniano in scena a Catania nell’unica produzione 2025 interamente del Massimo Bellini