Le Nozze di Figaro nelle Fiandre
La regia è affidata al giovane Tom Goossens
Fa discutere il nuovo allestimento de Le Nozze di Figaro firmato dal nemmeno trentenne regista belga Tom Goossens per la fiamminga Opera Ballet Vlaanderen. L’obiettivo di proporre una messa in scena fresca e divertente è centrato in pieno ma, secondo alcuni, si è andato un po’ troppo oltre, volgarizzando troppo il capolavoro mozartiano. In effetti, la scelta audace di scegliere di fare interpretare Marcellina e Bartolo da due attori, che pure cantano un po’ (microfonati), e di rendere più piccanti le loro battute, se ha fatto ridere molto una parte del pubblico in sala altrettanto ha lasciato perplessi un’altra parte dei presenti. Lo spirito sembra quello del film Amadeus di Miloš Forman, che nel personaggio di Mozart pure rasentava la volgarità, ma a parte il giudizio su certe scene, di sicuro dispiace un poco non sentire cantate in modo lirico le arie dei due personaggi. Ma il limite maggiore, secondo noi, è che si è scelto di farli recitare in fiammingo e, pur comprendendo il desiderio di valorizzare quella lingua, considerando che non è facile leggere a lungo i sottotitoli, in questo modo si limita la fruizione appieno dello spettacolo ai locali. Ed è un peccato perché, come scritto all’inizio, la produzione ha molti aspetti interessanti e il cast di giovani artisti comprende delle buone voci. L’opera inizia a sipario aperto, con tutte le scene appiattite per terra, e Figaro è già là che si aggira tra pareti, porte, finestre e mobili che all’occorrenza vengono rialzati, ed altro arriverà poi anche dall’alto. Le scene di Sammy Van den Heuvel ed i costumi di Dotje Demuynck sono belli e funzionali, mescolano lo spirito minimalista e fai da te Ikea al gusto per il dettaglio frivolo del Settecento, sopratutto negli abiti che si arricchiscono di strati man mano che procede l’intreccio . E le scene, nella seconda parte dello spettacolo, diventano ancora più ardite, basate su lenzuoli per la stanza della Contessa e su qualche mattonella di prato e fiori per evocare il giardino. Cherubino non è poi en travesti, ma proposto come una ragazza con abiti unisex e questo aggiunge molta modernità all’insieme. Ed anche Susanna infine resterà in gonna-pantalone. Tra gli interpreti spiccano i ruoli maschili, belle voci sia quelle di Božidar Smiljanić come Figaro, un basso-baritono solo un po’ in difficoltà nelle note più alte, e Kartal Karagedik baritono invece perfetto come Conte d’Almaviva, dal ben timbro, buona tecnica e convincente anche nell’interpretazione. La parte di Cherubino è pure ottimamente cantata e interpretata dal mezzosoprano catanese Anna Pennisi, una giovane artista da tenere d’occhio. Divertentissimo e molto centrato anche il ruolo di Basilio interpretato dal giovane tenore Daniel Arnaldos in esilaranti tutine attillate. Meno felice la scelta delle due protagoniste femminili: il pur bravo soprano americano Maeve Höglund è una Susanna spigliata ma a cui manca un po’ di smalto nella voce per la parte; l’olandese Lenneke Ruiten è invece una Contessa D’Almaviva elegante ma che poco commuove, comunque entrambe applaudite dal pubblico in sala. Si fa notare piacevolmente invece Elisa Soster, pure membro dell’Opera Ballet Vlaanderen Young Ensemble, nel piccolo ruolo di Barnarina. L’attrice Eva Van der Gucht è Marcellina e l’attore Stefaan Degand sia Bartolo che il giardiniere Antonio, entrambi bravissimi ma i loro personaggi sono resi volutamente sboccati e triviali, e spiazzano non poco. Ed in questo spirito il tatuaggio di Figaro dal braccio finisce per essere qui proposto su una chiappa. Gli interventi del coro sono sufficienti, ma risentono come per gli artisti principali di un regia che ancora non padroneggia in pieno le peculiarità del lavoro lirico. Non convincono i piazzamenti, troppo spesso, sorprendentemente per un lavoro cosi innovativo, i protagonisti cantano alla vecchia maniera, noiosamente rivolti verso il pubblico. Non convince nemmeno la direzione della giovane Marie Jacquot, con lei la musica di Mozart perde un po’ della sua precisione e brillantezza, tra sfocature e tempi troppo lenti sopratutto all’inizio, la prestazione dell’orchestra risulta comunque più compatta e fluida nella seconda parte dello spettacolo.
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