Le ansie brillanti di Bernstein e Auden

Una autentica "Seconda sinfonia" di Bernstein al Lingotto di Torino, con l'Orchestra della Rai diretta da Yukata Sado, e Fazil Say al pianoforte, dentro un concerto brillante, zampillante di energia tra un Ibert di apertura e uno Skrjabin a chiudere.

Recensione
classica
I Concerti del Lingotto Torino
04 Novembre 2004
Il "Divertissement pour orchestre de chambre" di Jacques Ibert è del '30, adattamento di musiche di scena scritte per il "Chapeau de paille d'Italie", la farsa di Labiche che è diventata, già, anche il "Cappello di paglia" di Rota. Ibert per vivere a vent'anni suonava al pianoforte davanti ai film di Chaplin all'American Theater di Parigi negli anni Dieci e in questo smagliante, spassoso pezzo le truppe scelte dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e Yukata Sado sul podio si sono scaldati, americanizzati, anche con il pianoforte saltellante e martellante di Simona Coco, per il pezzo forte di una serata impaginata magistralmente, che si replica stasera al Lingotto di Torino, con la rigonfia "Sinfonia n. 3" di Skrjabin a chiudere. Il pezzo forte è la "Sinfonia n. 2 per pianoforte e orchestra" di Leonard Bernstein, con Fazil Say a metterci dentro tutto il suo talento di arrangiatore, improvvisatore, compositore tra jazz e classica, proprio come i Gershwin e i Bernstein che discograficamente ci ha già testimoniato, con fedeltà originale allo spirito originario. Bernstein lesse "The age of anxiety" (L'età dell'ansia) di William Auden appena pubblicato nel '48. Cominciò subito a scrivere musica intorno a quel dramma intimista in versi, che racconta la notte balorda, triste, psichica di tre uomini e una donna affondati in una notte di New York. Le sette età dell'uomo e i sette stadi della crescita interiore cantati da Auden, in Bernstein diventano il diario di una angoscia di ricerca carica di energia turbolenta, enorme, sfuggente in esplosioni, raccolta in turgide gore brahmsiane, brillante e corrusca di ebbrezze metropolitane. Yukata Sado è un direttore perfetto, vicino a Bernstein negli ultimi anni del grande musicista, tra Usa, Giappone e Israele. Fazil Say suona con la mano destra, e con la sinistra dirige intensamente se stesso, l'aria, lo spirito della poesia, e poi riattacca, come un jazzman che ogni sera si gioca la pelle sulla tastiera. Il pubblico, rado in un auditorium bello ma troppo immenso per musica come questa, da sniffare nel sudore di chi suona tra gin e sigarette, era naturalmente entusiasta, e Say fu generoso di due bis indiavolati. Una cara emozione, infine, sapere che Bernstein fosse a Torino a suonare al pianoforte questo suo pezzo, il 21 maggio del 1950, pochi mesi dopo averlo scritto, con Arturo Basile sul podio dell'Orchestra della Rai.

Orchestra: Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

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