Laus Polyphoniae per Maria di Borgogna

La prima metà del festival Laus Polyphoniae di Anversa, alla scoperta dei giovani della musica antica

Stile Antico Anversa Laus Polyphoniae Sint Pauluskerk credit Frederik Sadones.jpg
Stile Antico (foto di Frederik Sadones)
Recensione
classica
Anversa
Laus Polyphoniae 2019
16 Agosto 2019 - 25 Agosto 2019

La ventiseiesima edizione di Laus Polyphoniae intitolata a Maria di Borgogna (1457-1482) è iniziata il 16 agosto senza enfasi e con grande compostezza, con un bouquet di chanson interpretate dal Sollazzo Ensemble diretto da Anna Danilevskaia, e pensate come possibile rappresentazione di alcuni aspetti della vita della duchessa morta in giovane età. Per il gruppo che nel giro di un paio d’anni è passato dalla condizione di giovane ensemble emergente a protagonista dell’inaugurazione di uno dei più importanti festival di musica antica d’Europa è un grande salto, anche perché nei giorni seguenti ha proposto un secondo concerto, dedicato alla figura di Giovanna di Castiglia, detta la Pazza, consorte del duca di Borgogna Filippo il Bello. Anche in questo caso il programma era costituito prevalentemente da chanson, ma presentate in un clima rarefatto, intimistico e dolente, per evocare il grande amore di Giovanna  verso il marito e il dolore per la sua morte.

Il trittico della Missa aurea

L’evento più importante delle prime giornate del Festival è stato costituito dalla esecuzione delle tre messe polifoniche di Dufay, Ockeghem e Regis sul cantus firmus Ecce ancilla domini, presentate come un trittico con il titolo di Missa aurea, in riferimento al nome con cui veniva chiamata la messa del mercoledì precedente la quarta domenica di Avvento nella quale veniva letto il capitolo del Vangelo secondo Luca contenente la narrazione della Annunciazione. Per focalizzare l’attenzione su questi tre capolavori musicali dell’arte franco-fiamminga ciascun concerto è stato preceduto da una conferenza introduttiva di Jennifer Bloxam, a cui si è aggiunto anche un piccolo symposium nel quale sono stati illustrati gli aspetti liturgici, storici e artistici del tema della Annunciazione, con una specifica riflessione sulla contestualizzazione odierna della esecuzione delle messe in questione.

La prima ad essere eseguita è stata quella di Dufay, considerata come il pannello centrale del trittico, presentata dall’ensemble vocale Cappella Pratensis diretto da Stratton Bull, che si distingue sempre più per la sua capacità di scavo nella tessitura della trama polifonica della musica degli oltremontani, anche grazie alla scelta di eseguirla seguendo solo la notazione originale, in copia, posta sul badalone, il grande leggio girevole attorno al quale si disponevano i cantori che sono raffigurati nelle miniature medievali. Oltre alla antifona “Ecce ancilla domini”, nella sua messa Dufay ha utilizzato anche un secondo cantus firmus, “Beata es Maria”, il cui testo si riferisce al seguito della narrazione evangelica e al tema della Visitazione, e grazie alla qualità delle voci del gruppo  sono emersi gli infiniti dettagli che rendono così affascinante il suo mondo sonoro, che fa pensare al miniaturismo della pittura fiamminga e alla sua cura per i più minuti particolari. 

La seconda messa eseguita nel giorno seguente dall’ensemble vocale Cappella Mariana diretto da Vojtěch Semerád, ma la prima in ordine cronologico, è stata quella di Johannes Ockeghem, le cui melodie plananti sono state delicatamente evidenziate dalla raffinata esecuzione del gruppo ceco. 

La terza messa, la più complessa e la meno nota, come peraltro il suo autore  Johannes Regis il cui nome è rimasto nell’ombra dei suoi due grandi colleghi e di cui si conosce poco, ha rivelato qualità musicali molto originali e per certi versi sorprendenti, al punto da suscitare in alcuni momenti l’impressione di trovarsi di fronte a un autore di epoca successiva. Oltre ai due cantus firmi utilizzati da Dufay, Regis ne utilizzò altri cinque, esaltando il tema della Annunciazione e il mistero della Incarnazione al suo massimo grado. L’ultimo pannello sonoro del trittico, affidato all’impeccabile consort vocale britannico Stile Antico, ha suscitato piacevole stupore mettendo ulteriormente in risalto il nucleo più prezioso e ricco di simboli del programma di questa edizione.

La chanson emblema dell’arte franco-fiamminga

Numerose altre chanson sono risuonate nella prima metà del Festival come nel  programma del concerto di Tasto Solo, l’ensemble diretto da Guillermo Pérez che ha scoperto un manoscritto napoletano che potrebbe essere appartenuto o essere stato utilizzato da una "cantarina" inglese chiamata Anna nota per la bellezza della sua voce, che prima di soggiornare nella città meridionale aveva vissuto a Venezia e a Milano al servizio degli Sforza. E ancora nel concerto del recente ensemble Comet Musicke fondato a Montpellier da Francisco Mañalich che ha messo in risalto il talento di Binchois, il campione della chanson borgognone, e di Ockeghem, e del Van Eyck Project diretto da Elizabeth Ramsey che ha suddiviso il programma in tre parti per rappresentare la gioventù di Maria di Borgogna, il suo matrimonio con Massimiliano d’Austria, e la vita ultraterrena, cercando i punti di contatto tra l’amore cortese e la devozione mariana.

L’International Young Artist’s Presentation

L’oramai consueto itinerario alla scoperta di giovani formazioni musicali che si esibiscono in brevi concerti di anno in anno in diversi quartieri della città di Anversa è un piccolo festival nel Festival Laus Polyphoniae che si svolge nel primo fine settimana della manifestazione in collaborazione con la associazione Musica, Impulse Center for Music. Il pubblico guidato da un responsabile di Amuz, l’istituzione che cura il Festival diretto da Bart Demuyt, si sposta a piedi da un luogo all’altro senza conoscere in anticipo dove si esibiranno i musicisti che vengono ospitati nelle case di alcune famiglie e vengono temporaneamente adottati anche da uno o due coach – in questa edizione Raquel Andueza e Peter Van Heyghen come lo scorso anno – che per tre giorni li hanno aiutati a mettere a punto le performance che possono spaziare lungo un ampio arco temporale storico che arriva fino alle soglie del XX secolo, anche se ciò accade di rado, purché si tratti di esecuzioni storicamente informate. I brevi concerti si sono svolti nel quartiere periferico di Wilrijk (noto per la sua parata caprina quinquennale), nelle diverse sale del Centro Culturale De Kern, della Biblioteca municipale, e in una chiesa e in vecchio teatro.

I sei ensemble selezionati fra gli oltre trenta gruppi aspiranti a partecipare a questa nuova edizione della IYAP, erano tutti di buon livello. I più interessanti tra loro sono apparsi gli esuberanti spagnoli Pretérito Imperfecto, che hanno eseguito, tra l’altro, una cantata di José de Torres; l’Ayame Ensemble Baroque, un quartetto di strumentiste giapponesi specializzate nel repertorio francese del Settecento che hanno presentato musiche di Quentin e di Telemann; il goliardico trio autoctono Sweete Devils, che ha giocato sulle corde musicali dell’irriverente Tobias Hume, il compositore soldato, creando una sorta di cabaret di giovani indisciplinate reclute con musiche di altri compositori inglesi in un clima da taverna; e infine l’ensemble Invocare che si è formato tra allievi di diverse nazionalità della Schola Cantorum di Basilea, che con il suo ben calibrato e intenso programma di madrigali italiani e inglesi ha pienamente convinto anche tutti gli operatori internazionali del settore che seguono la manifestazione, sia direttori artistici di  festival che responsabili di reti radiofoniche, e di cui molto probabilmente si sentirà parlare in un prossimo futuro.

Sweete Devils -  Johan Beckers - Anversa - Laus Polyphoniae
Sweete Devils (foto di Johan Beckers)

 

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