La vita sospesa di Falcone

Flash back, ricordi, documenti della vita del giudice Giovanni Falcone sono stati ricomposti da Franco Ripa di Meana in un'opera che non vuole celebrare ma ricordare dall'interno questo nostro dramma contemporaneo. La musica di Nicola Sani persegue lo stesso intento, attraverso suoni complessi che rimangono distanti e distaccati, anche quando cercano di lambire la sfera più emozionale e "femminile". Il pubblico ha premiato tutti.

Recensione
classica
Teatro Municipale Valli Reggio Emilia
Nicola Sani
10 Ottobre 2007
Flash back, ricordi, documenti tratti dalla vita del giudice Giovanni Falcone sono stati ricomposti da Franco Ripa di Meana in un'opera che non vuole celebrare ma ricordare dall'interno questo nostro dramma contemporaneo. L'idea alla base dell'impianto registico immerge infatti lo spettatore nella dimensione astratta del ricordo frammentato della vicenda, accogliendolo fin dall'inizio con il rumore di fondo di un aereo – quello dell'ultimo volo verso Palermo – e con un kit di sopravvivenza del ricordo stesso: mascherina e bicchierino di plastica, ritagli di giornale, documenti giudiziari, e così via. Falcone, i colleghi, i giornalisti, i mafiosi sono tutti accomunati dalla stessa tessitura di basso, così come maschili sono le figure incarnate dagli attori. Tutti – attori e cantanti – si muovono in mezzo e sopra il pubblico grazie a piattaforme che si spostano lungo tutto lo spazio teatrale, inglobando chi guarda e chi è guardato nel gioco di rimandi di un grande specchio. La musica di Nicola Sani persegue lo stesso intento documentario, attraverso suoni complessi che rimangono distanti e distaccati, anche quando cercano di lambire la sfera più emozionale incarnata dal coro femminile, simbolo assieme della moglie del giudice e della società. Nicholas Isherwood restituisce la figura di Falcone con impegno, non riuscendo però a valorizzare un testo la cui comprensione appare fondamentale. L'Icarus Ensemble è guidato con attenzione da Yoichi Sugiyama, e la regia del suono di Alvise Vidolin gestisce effetti forse un poco omogenei. L'impressione di fondo è che qualcosa di più profondamente drammatico sia rimasto inespresso, sia stato in un certo senso lasciato "sospeso", come il "tempo" del titolo. Il pubblico ha comunque (e giustamente) premiato l'impegno di tutti.

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