La trasfigurazione dei Wiener
Sotto la direzione di Gustavo Dudamel, omaggio a Strauss

Recensione
classica
Il concerto di Gustavo Dudamel al Festival di Salisburgo è un omaggio a Richard Strauss. Che apre (“Tod und Verklärung”) e chiude (“Also sprach Zarathustra”) il programma. In mezzo, “Time Recycling” di Renée Staar (nato a Graz nel ’51): una pagina sinfonica commissionata dei Wiener Philharmoniker che l’hanno eseguita in prima assoluta lo scorso maggio a Vienna e che ora hanno fatto il bis a Salisburgo.
Da un brano all'altro, si tratta di una riflessione palese sulla morte e dunque sul tempo. Quello che va e soprattutto quello che torna: è proprio la periodicità che interessa a Staar. La sua è una composizione in quattro movimenti, riorganizzati di fatto in due blocchi con “Déjà vu” e “Perpetua mobilia” da una parte, e “Memories” e “Global Village” dall’altra. Si comincia con un’esplosione che cita il Big Bang e si finisce con il caos organizzato di una metropoli. Nel mezzo, c’è l’orchestra, messa a dura prova da una scrittura virtuosistica che spinge ogni gruppo (archi, percussioni, fiati) a oltrepassare i limiti tecnici. Staar, presente per l’occasione, è stato salutato da una vera (e meritata) ovazione. A suo dire, a due musicisti, si spirato particolarmente nella sua scrittura: a Semyon Bychkov, che ha diretto la “prima”, e a Dudamel, appunto, come provano le danze sudamericane che fanno capolino nel pezzo.
In pagine del genere, da Strauss a Staar, i Wiener sguazzano, potendo confermarsi tanto i padroni di casa assoluti del festival, quanto una delle migliori orchestre al mondo. Che sia una compagine di solisti è noto. Che l’eccellenza dei singoli si trasfiguri in un suono unico, ce l’hanno ricordato. Strauss ricambia ampiamente il servizio resogli dai musicisti e l’orchestrazione esalta la paletta di colori di cui sono capaci. Un ispirato Dudamel fa il resto.
Orchestra: Wiener Philharmonilker
Direttore: Gustavo Dudamel
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