La Kabaivanska tenta il suicidio al telefono

Un piccolo capolavoro dell'opera del Novecento abbinato a un nuovo e non indispensabile balletto: una serata composita, che vuole essere anche un omaggio a due grandi protagoniste della scena, Kabaivanska e Fracci.

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Roma
Francis Poulenc
13 Febbraio 2001
In scena pochi mobili, nello stile razionalista degli anni Trenta, quelli in cui Cocteau scrisse il suo atto unico "La voix humaine", musicato da Poulenc quasi trent'anni dopo, nel 1959: un tavolinetto per il telefono, un letto e un divano, tra cui la donna va avanti e indietro, in preda a un nervosismo insopportabile e quasi frenetico. È un arredamento lineare e algido, cui s'intona il vestito di lei, bianco e nero. Ma in questa apparente razionalità s'insinua un elemento irrazionale, rivelatore d'un turbamento e d'un disordine interiori, perché sotto il soprabito la donna indossa una camicia da notte: quando poi si toglie il soprabito, gettandolo rovesciato sul letto, appare la fodera rossa, che esplode in quel bianco e in quel nero come una macchia di colore acceso, rivelatrice della passione violenta e disperata di quella donna sola. Tutto si svolge tra pareti nere e opprimenti e senza aperture sull'esterno, perché quella che sembra una piccola finestra si rivela, a guardar meglio, un monitor, che ritrasmette la stessa scena ripresa da un'angolazione diversa. Alle ultime battute il monitor si dilata e diventa uno schermo gigantesco, su cui viene proiettato il volto di lei, crudelmente deformato: l'angoscia che la fa quasi delirare, stravolge anche i suoi lineamenti. Giorgio Barberio Corsetti ha trovato in Raina Kabaivanska una cantante in grado di adeguarsi totalmente al suo linguaggio teatrale, che si è sempre basato sull'azione e sul movimento, aborrendo le pose statiche e retoriche del melodramma. Quanto alla voce, non si può pretendere dalla Kabaivanska la freschezza dei vent'anni, ma il fraseggio è cesellato con incredibile varietà di sfumature, ottenendo con l'arte quella leggerezza e quella mobilità che Poulenc cercava, quando scelse come prima interprete una giovane cantante proveniente dal musical e dall'operetta, Denise Duval. Insomma una realizzazione di gran classe, cui dava un'essenziale contributo la direzione di Vittorio Parisi, asciutta e trasparente ma anche nervosa e frastagliata, a tratti aspra e tesa. Completava la serata il balletto "Requiem per Edith Stein", ennesimo ritratto danzato d'una donna proposto Carla Fracci, con la regia di Beppe Menegatti e la coreografia di Fabrizio Monteverde.

Note: rappresentata con il balletto "Requiem per Edith Stein"

Interpreti: Kabaivanska/Baldolini

Regia: Giorgio Barberio Corsetti

Scene: Giorgio Barberio Corsetti / Cristian Taraborrelli

Costumi: Giorgio Barberio Corsetti / Cristian Taraborrelli

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Vittorio Parisi

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