La Germania versione Palumbo

Interessante riscoperta alla Deutsche Oper di Berlino di un'opera praticamente sconosciuta, eseguita tra alti e bassi del cast.

Recensione
classica
Deutsche Oper Berlino
Alberto Franchetti
05 Gennaio 2007
La Deutsche Oper di Berlino mette in cartellone in questa stagione un'opera quasi sconosciuta: "Germania" di Alberto Franchetti. È il primo progetto affrontato in comune dalla nuova sovrintendete del teatro, Kirsten Harms (qui nel ruolo di regista), e dal nuovo direttore musicale, Renato Palumbo, e forse un'opera più famosa avrebbe incontrato più facilmente i favori del pubblico; ma, nel complesso, l'operazione può dirsi riuscita. "Germania" non è certo un capolavoro assoluto, ma neppure è artisticamente inferiore a diverse opere stabilmente in repertorio. È un'interessante commistione tra il verismo italiano e il linguaggio musicale wagneriano, alterna momenti un po' deboli ad altri meglio riusciti, come l'intermezzo sinfonico e alcune arie, soprattutto tenorili, che fecero la fortuna di Enrico Caruso alla prima scaligera del 1902 (diretta da Toscanini). L'opera è ambientata nella Germania d'inizio Ottocento, dove nel contesto della resistenza studentesca al dominio napoleonico si intreccia il solito triangolo amoroso destinato a concludersi con la morte dei due protagonisti maschili sul campo di battaglia di Lipsia. La messa in scena di Kirsten Harms è risultata molto statica, ma con alcune soluzioni felici e suggestive, tese anche a stemperare i toni smaccatamente nazionalistici dell'opera. Buona, a tratti ottima, la prova dell'orchestra diretta da Palumbo alla prima e da Attilio Tomasello nella replica di ieri. Non altrettanto si può dire, invece, dei tre protagonisti: il solo Bruno Caproni (Carlo Worms) è stato all'altezza della parte; il soprano Manuela Uhl (Ricke) non ha convinto né come presenza scenica né come qualità vocali, mentre il tenore Gustavo Porta (Federico Loewe) è sembrato decisamente inadeguato a una parte così impegnativa. Bravi tutti i comprimari.

Interpreti: Giovanni Filippo Palm Guillaume Antoine Federico Loewe Gustavo Porta Carlo Worms Bruno Caproni Crisogno Markus Brück Ricke Manuela Uhl Jane Sarah van der Kemp Lene Armuth Ceri Williams Jebbel Andion Fernandez Il Pastore protestante Stapps Arutjun Kotchinian Luigi Adolfo Guglielmo Lützow Harold Wilson Carlo Teodoro Körner Jörg Schörner La Signora Hedvige Ute Walther Il Capo della Polizia tedesca Hyung-Wook Lee Una donna Nicole Piccolomini

Regia: Kirsten Harms

Scene: Bernd Damovsky

Costumi: Gabriele Jaenecke

Coreografo: Ulrich Paetzholdt

Direttore: Attilio Tomasello

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