La geisha e la pittrice da Mishima a Panni

In prima assoluta a Nuova Consonanza la nuova versione dell'atto unico di Marcello Panni

Recensione
classica
Festival Nuova Consonanza
Marcello Panni
18 Novembre 2016
Hanjo ebbe la sua prima rappresentazione al Maggio Musicale Fiorentino nel 1995 con la regia di Robert Wilson. Marcello Panni avrebbe voluto strumentarla per un piccolo gruppo di solisti, ma gli venne chiesto di utilizzare un'orchestra - sia pure di piccole dimensioni - perché paradossalmente sarebbe costata di meno. L'opera ebbe un buon successo e venne ripresa anche in Francia, ma solo ora, a distanza di vent'anni, Panni ha potuto farla rappresentare in una versione per soli sei strumenti, attuando l'idea iniziale di un'opera realizzata con mezzi minimi, in conformità all'essenzialità del teatro No, cui si rifà il dramma di Yukio Mishima del 1960, trasformato in libretto dal compositore stesso. La vicenda è quasi immobile: una donna di mezza età (interpretata da Chiara Osella, mezzosoprano) s'innamora in modo letteralmente folle di una giovane geisha (Sabrina Cortese, soprano), che a sua volta attende da anni il ritorno dell'amato (Antonio Pirozzi, basso), ma, quando questi finalmente giunge, lo respinge, perché il desiderio dell'attesa è diventata la sua ragione di vita. Panni scrive una musica essenziale, translucida, sospesa, in cui anche i momenti di maggior tensione drammatica sono resi con lievi increspature. Il dramma di Mishima si presta ad un'organizzazione che lascia scorgere in trasparenza arie e recitativi, ma le forme tradizionali sono usate da Panni con grande scaltrezza, senza dare la minima sensazione di una frammentazione in pezzi chiusi. La vocalità della donna di mezza età ha, come la sua personalità, più facce, ora tersa e lirica ora concitata; quella della geisha è straniata e procede con grandi salti intervallari per rappresentare la sua instabilità, mentre è più solida e prosaica quella dell'uomo, l'unico che vive in un mondo reale e non in un sogno ad occhi aperti. La parte strumentale, mobile e sensibile, è continuamente in dialogo con le voci, le riecheggia e le avvolge come un velo sottile. Questa musica di grande raffinatezza coglie l'identità dei personaggi e penetra nella loro psiche e nelle ragioni delle loro azioni con un'osservazione acuta e con mezzi minimi. Perfetta la realizzazione musicale da parte dei tre cantanti e dei sei ottimi strumentisti dell'Ensemble Roma Sinfonietta, diretti con minuziosa attenzione da Carlo Boccadoro. La regia di Cesare Scarton - all'interno di scene consistente in eleganti pannelli dipinti da Isabella Ducrot - era delicatissima e minimalista, quindi ideale per questo dramma tutto interiore, che si svolge in atmosfere sospese e fuori dal tempo.

Interpreti: Sabrina Cortese, Chiara Osella, Antonio Pirozzi

Regia: Cesare Scarton

Scene: Isabella Ducrot

Costumi: Isabella Ducrot

Orchestra: Ensemble Roma Sinfonietta

Direttore: Carlo Boccadoro

Luci: Andrea Tocchio

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