La classe trascinante di Savall

Al Monteverdi Festival tutti in piedi per Jordi Savall con Hèsperion XXI

Jordi Savall e Hèsperion XXI (foto Teatro Ponchielli di Cremona)
Jordi Savall e Hèsperion XXI (foto Teatro Ponchielli di Cremona)
Recensione
classica
Cremona, Auditorium Giovanni Arvedi
Monteverdi Festival - Jordi Savall e Hèsperion XXI
25 Giugno 2022

Tra gli appuntamenti più attesi delle giornate finali del Monteverdi Festival edizione 2022, il concerto tenuto l’altra sera all’auditorium Giovanni Arvedi di Cremona da parte di Jordi Savall e della formazione strumentale Hèsperion XXI non ha di certo deluso le aspettative, tutt’altro.

Il pubblico che occupava pressoché tutti i 460 posti di questa originale sala da concerto – una sorta di catino ligneo sinuoso e oblungo ideato dagli architetti Palù e Bianchi e segnato dalla felice risposta acustica ottimizzata dall’ingegner Yasuhisa Toyota – ha avuto modo di salutare la classe trascinante di Savall e compagni con un paio di standing ovation dalla significativa spontaneità, alle quali i musicisti hanno risposto con preziosi brani fuori programma e una dedica che lo stesso Savall ha voluto offrire, con poche parole pulite e scevre da ogni retorica, alle vittime della guerra in Ucraina.

Il percorso di ascolto ha seguito una traccia titolata “Le nuove musiche: nell’Europa del secolo di Claudio Monteverdi”, offrendo un palese esempio da un lato di quanto sia ricca e varia la produzione musicale tra Cinquecento e Seicento e dall’altro di quanto la musica dei secoli successivi sia debitrice rispetto a stilemi e caratteri che intridono questo repertorio.

Così, in un fitto susseguirsi senza soluzione di continuità di diverse composizioni e differenti atmosfere, siamo passati da tre Capricci in musica a tre voci (1564) di Vincenzo Ruffo (La Gamba – La Disperata – La Piva) all’eleganza che Emilio de’ Cavalieri ha innestato in brani come la Sinfonia dalla Rappresentatione di Anima, et di Corpo (1600) o ancora in un suo contributo all’opera collettiva firmata dalla Camerata de’ Bardi La Pellegrina: intermedii et concerti (1589), per giungere a composizioni del gambista inglese Tobias Hume o dell’organista tedesco Samuel Scheidt.

Monteverdi Festival - Jordi Savall e Hèsperion XXI
Jordi Savall e Hèsperion XXI (foto Teatro Ponchielli di Cremona)

Un fluire fitto di dialoghi, rimandi e scarti ritmico-strumentali restituito con coinvolgente duttilità grazie all’intesa interpretativa espressa da una compagine di musicisti palesemente affiatata, composta da Xavier Díaz-Latorre (chitarra e tiorba), Andrew Lawrence-King (arpa doppia), Philipe Pierlot (viole da gamba soprano e basso), Xavier Puertas (violone) e Pedro Estevan (percussioni), guidati con naturale affinità espressiva dall’alternarsi della viola da gamba soprano e basso dello stesso Savall.

Dopo la cifra compositiva significativamente differente emersa dal confronto tra due punti di riferimento del panorama musicale italiano del proprio tempo come Girolamo Frescobaldi, del quale sono stati proposti due brani – Canzona decimasettima e Canzona decimaterza – tratti dal Primo libro delle canzoni a una, due, tre, e quattro voci (1628) e Giovanni Girolamo Kapsberger, qui presente con due composizioni – Toccata e Fantasia – dal Libro terzo d’intavolatura di chitarrone (Roma, 1626), il programma ha alternato i caratteri della produzione veneziana dello spagnolo Bartolomé de Selma e Salaverde, con brani da Canzoni, fantasie et correnti da suonar (1638), alle atmosfere del barocco napoletano di Andrea Falconiero – con, tra l’altro, una trascinante esecuzione di una “follia” tratta dal Primo libro di canzone, sinfonie, fantasie, capricci, brandi, correnti, gagliarde, alemane, volte (1650) – e Antonio Valente, la cui Gallarda Napolitana tratta dall’Intavolatura de cimbalo (1576) ha chiuso il programma.

Come ricordato più sopra, tanti applausi e due bis per un concerto realizzato anche grazie al supporto del Departament de Cultura della Generalitat de Catalunya e l’Institut Ramon Llull. Una serata segnata da una qualità esecutiva a tratti davvero entusiasmante e capace di restituire tutta la coinvolgente vitalità custodita in un repertorio come quello proposto, a volte ancora sorprendentemente – e a torto – ritenuto distante dalla nostra sensibilità contemporanea.

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