Jean-Bapstiste ? Giovanni Battista ? Lulli o Lully?

Un bel concerto al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino con Federico Maria Sardelli sul podio per l’avvio delle attività del neonato Istituto Giovanni Battista Lulli.

Federico Maria Sardelli (Foto Filippo Fior)
Federico Maria Sardelli (Foto Filippo Fior)
Recensione
classica
Teatro del Maggio Fiorentino
Lully
05 Febbraio 2023

Grandissimo successo il 5 febbraio nell’auditorium Zubin Mehta per il programma lulliano diretto da Federico Maria Sardelli. Un successo per certi aspetti sorprendente, vista la poca frequenza con cui questo autore appare nei programmi italiani. Il programma si apriva con un pezzo firmato dallo stesso Sardelli in chiave di deliziosa e fresca mimesi lulliana, una suite alternante i caratteri più tipici dell’autore, fra ouverture, danze, scherzi teatrali, accenti dolorosi e  e tenerezze (Suite composée à la memoire immortelle de l’incomparable Monsieur Lully), proseguiva con la magnifica Passacaglia dell’Armide, continuava con la proposta di un petit motet per tre voci e continuo, Omnes gentes, e finiva con il celebre Te Deum LWV 55, il grand motet per soli, piccolo coro, grande coro e orchestra che costò la vita a Lully, che nel dirigerlo si ferì il piede con il bastone con puntale (ferita poi degenerata nella cancrena che gli risultò fatale), un bastone di cui Sardelli si serve nelle sue performances lulliane, e così ha fatto anche in questo concerto.  Questo programma è stato eseguito in spirito filologico (arcate, ornamentazioni, fraseggi) da una formazione ridotta dell’Orchestra del Maggio, che ha saputo rispondere complessivamente bene, insieme ad alcuni collaboratori storici di Sardelli e del suo ensemble Modo Antiquo, come la gambista Bettina Hoffmann e l’organista Andrea Perugi. C’era poi un coro da camera che ci è sembrato veramente eccellente per appropriatezza stilistica e freschezza di colori, il Ricercare Ensemble diretto da Romano Adami, e un insieme di voci fra cui ci sono piaciute particolarmente quelle di Rui Hoshina, soprano (propriamente: dessus) e Mauro Borgioni, basso.  Il sovrintendente del Teatro del Maggio,  Alexander Pereira aveva già affidato a Sardelli il primo – sì, incredibilmente, il primo - Lully teatrale nella storia di questo teatro, l’Acis et Galatée del luglio 2022 di cui abbiamo riferito sul GdM, e quest’esecuzione nuova ha sottolineato l’approccio di Sardelli a questo autore, fresco ed elettrizzante, ma anche assai intenso in altri momenti, pur nella misura tipica del Grand Siècle francese.

    Ma come si sia arrivati a questo concerto è qualcosa che va raccontato. Sardelli è meglio noto come vivaldiano a tutta prova, come studioso, interprete, direttore, divulgatore, e attuale curatore del catalogo delle opere del Prete Rosso.Ma che fosse anche un cultore di Lulli/Lully ce lo ricordavamo bene dai suoi concerti con il suo ensemble Modo Antiquo di tanti anni fa, e dal molto materiale disponibile in rete. Non ci ha dunque sorpresi qualche mese fa la notizia della fondazione dell’Istituto Giovanni Battista Lulli, diretto da Federico Maria Sardelli e Samuele Lastrucci, ufficialmente presentato a Firenze il 28 novembre 2022, compleanno del compositore nato a Firenze nel 1632 e noto ai più come Jean-Baptiste Lully. Il neonato Istituto Lulli si occuperà di ricerche e pubblicazioni, di corsi di formazione e convegni, della produzione di concerti e incisioni discografiche, avendo come partners, oltre alle amministrazioni locali, l’Institut Français di Firenze, il Centre de Musique Baroque de Versailles, la Fondazione Maggio Musicale Fiorentino, l’Università degli Studi di Firenze.

   Lulli e non Lully, dunque. Quando il quattordicenne Lulli fu preso su in carrozza da uno dei figli del duca di Guisa in visita a Firenze, e portato a Parigi, non si trattò verosimilmente solo di offrire alla duchessa di Montpensier  un paggio parlante italiano, secondo la richiesta della duchessa, niente più che un garbato e spiritoso ragazzino, figlio di un mugnaio (come in effetti era), ma di scegliere all’uopo un giovanissimo artista, che, verosimilmente, secondo ricerche già effettuate, si era già messo in luce come ballerino e attore negli spettacoli della corte granducale medicea, e in occasioni simili.

   Si tratta dunque anche di scavare più e meglio di come era stato fatto finora in queste radici fiorentine, per trovare altre notizie e fonti su questo grande musicista, che è molto eseguito in Francia e poco, troppo poco, in Italia. Eppure si tratta di una figura assolutamente centrale nel definirsi del sistema e della civiltà musicale francese e non solo, paragonabile a ciò che era stato Monteverdi nella prima metà del XVII secolo: la disciplina dell’orchestra, la creazione della tragédie lyrique come modello di drammaturgia musicale diverso da quello italiano, tutto il codice delle ornamentazioni, la forma delle ouvertures, più in generale lo spirito della danza come altro grande “formante” della musica accanto al canto, ma anche certe associazioni profonde create dalla retorica musicale, tutto questo ha avuto un’influenza enorme su tutta la musica europea, riverberandosi fino a Bach,  Haendel e oltre: pensiamo al Gluck francese, pensiamo alla felice contaminazione fra opera italiana e tragédie lyrique francese dell’Idomeneo di Mozart.   

   Certamente anche un furbacchione, un arrampicatore sociale abilissimo, che a forza di buffonerie e tiri mancini a questo e a quello riuscì prima a mettere radici nel cuore del Re Sole, e poi, successo dopo successo, a mettersi ai vertici della vita musicale francese. Quando si parla delle cattiverie di Lully è come quando si parla degli amori di Puccini: ci furono di sicuro, ma quanto ce ne deve importare rispetto alla valutazione dell’opera ?   

 

 

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