Jackie O al party di Warhol

Recensione
classica
Opéra-Théâtre di Metz Metz
Michael Daugherty
02 Febbraio 2002
Un lungo solo del violoncello accompagna la registrazione del discorso che Jacqueline Kennedy fece alla televisione nel dicembre del 1963, dopo l'assassinio del marito. A questa breve, drammatica introduzione segue, con un effetto di vero e proprio break sonoro e visivo, la scena di un movimentato party a casa di Andy Warhol (nel 1968), un vero e proprio concentrato della cultura pop degli anni Sessanta: una moltitudine di personaggi variopinti, di vip, star del cinema, playboy, fotografi che accecano (anche il pubblico) con i loro flash, Elvis Presley in pose plastiche, Grace Kelly in un principesco abito rosa, Liz Taylor nei panni di Cleopatra, che canta immersa in una vasca da bagno, a sua volta racchiusa in un enorme barattolo di zuppa di pomodori Campbell. E sul fondale uno scorcio vertiginoso, ripreso dal basso (con il punto di fuga al centro della scena), dei grattacieli di New York. A quel ricevimento interviene anche la malinconica Jackie, che fa il suo rientro in società (togliendosi simbolicamente manto e guanti neri), e un audace Aristotele Onassis che comincia subito a corteggiarla. Le scene successive ci mostrano la poppa dello yacht Christina, con i due già in crisi matrimoniale, e quindi una bianca, assolatissima isola di Skorpios, con piscina sul proscenio, dove Jackie si confida con Maria Callas, poi entra in contatto (attraverso un telefono pubblico) con il marito defunto, e decide infine di tornare il America, dai suoi figli. Con questo allestimento di Jackie O di Michael Daugherty, opera decisamente atipica per i teatri europei, il Teatro di Metz ha festeggiato i 250 anni dalla sua fondazione. Uno spettacolo (con la regia di Danielle Ory, che è anche direttore artistico del teatro e le scene di Philippe Fraisse) attento nel ricreare in ogni dettaglio l'atmosfera di quegli anni pop - senza temere lo sconfinamento nella caricatura -, ammirato per la perfetta caratterizzazione dei personaggi (e dei costumi di Arthur Aballain), molto applaudito, anche da un pubblico di giovani. Uno spettacolo trascinate e pieno di ritmo, scandito anche dalle coreografie di Patrick Salliot. La musica eclettica e postmoderna di Daugherty, che ha spesso preso spunto da miti e icone popolari americane (il suo primo successo è venuto con un lavoro orchestrale ispirato ai fumetti di Superman), è stata diretta con grande energia da Giuseppe Grazioli, che ha dimostrato anche sicuro mestiere nel fare convivere gli orchestrali con alcuni musicisti jazz. Nel cast spiccavano la Jackie di Rayanne Dupuis, soprattutto per le doti espressive , l'Onassis di Jacques Calatayud, dotato di duttilità vocale (anche nel falsetto) e di grande verve, Anna Holroyd, nella parte di Grace, e il tenore Paul Kirby (Onassis), bravissimo pur nella breve parte di JFK. All'opera è seguita una divertente appendice, che ha coinvolto tutto il pubblico nei festeggiamenti del teatro: una sfilata di spettatori vestiti per l'occasione in stile anni Sessanta (c'era un po' di tutto dagli hippies ai Blues Brothers, e anche l'assessore alla cultura del comune di Metz travestito da Salvator Dalì), una gigantesca torta (di legno) al centro della scena, con 250 candeline. Quindi danze, canti e libagioni. Quasi una prosecuzione del party di Warhol.

Note: nuovo all.

Interpreti: Dupuis, Calatayud, Fernandez, Henry, Dune, Holroyd, Laconi

Regia: Danielle Ory

Scene: Philippe Fraisse

Costumi: Arthur Aballain

Corpo di Ballo: Balletto dell'Opéra di Metz

Coreografo: Patrick Salliot

Orchestra: Orchestra dell'Opéra di Metz

Direttore: Giuseppe Grazioli

Coro: Coro dell'Opéra di Metz

Maestro Coro: Stéphane Petitjean

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