Il secondo Novecento dell’Ensemble Prometeo

Intenso concerto della formazione guidata a Angius alla rassegna Traiettorie di Parma

Marco Angius e l'Ensemble Prometeo
Marco Angius e l'Ensemble Prometeo
Recensione
classica
Parma, Centro di produzione musicale Arturo Toscanini
Ensemble Prometeo
11 Giugno 2021

Un percorso intenso, segnato da un interessante accostamento di pagine del secondo Novecento quello proposto l’altra sera da Marco Angius alla guida dell’Ensemble Prometeo in occasione del secondo appuntamento del cartellone 2021 della rassegna Traiettorie di Parma. Accolto tra i pannelli in ciliegio che rivestono la Sala Gavazzeni del Centro di produzione musicale Arturo Toscanini, un pubblico raccolto e ancora numericamente limitato dalle attuali norme per il controllo della pandemia ha quindi potuto seguire un tracciato d’ascolto che metteva a confronto pagine di compositori i quali, pur nei profili estetico-stilistici anche molto differenti tra loro, rappresentavano una significativa selezione di esperienze di scrittura musicale maturate tra il 1960 e il 1999.

Come illustrato dallo stesso Angius ad inizio serata, il programma seguiva l’idea di una concezione mutevole del tempo, a partire da Durations 1, brano per flauto contralto, violino, violoncello e pianoforte composto da Morton Feldman nel 1960, qui plasmato attraverso una densità timbrica estremamente controllata, immersa in un fluire sinuoso. Caratteri che si sono contrapposti in maniera significativa con Time and Motion Study I, pagina solistica per clarinetto basso ideata tra il 1971 e il 1977 da Brian Ferneyhough e nel quale l’indagine sul ventaglio espressivo e timbrico dello strumento ad ancia rivelava un gusto attento agli aspetti se vogliamo più materici del suono di questo strumento.

Di respiro più dialogico, invece, si è rivelata la versione per pianoforte, violino, clarinetto basso e violoncello di Vom Himmel hoch (1999) di Aldo Clementi, qui proposta in prima esecuzione assoluta. In particolare, in questa lettura della pagina del compositore di origini siciliane sono emersi con efficace trasparenza quegli intrecci ritmico-timbrici che ne connotano il carattere espressivo. Un approccio interpretativo confermato, pur nella palese differenza di scrittura, anche in L’ultima sera, brano composto nel 1980 da Franco Donatoni per mezzosoprano, flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte e nel quale la formazione impegnata ha saputo assecondare con pregnante efficacia la lucida lettura di Angius, a partire dalla voce – posta in qualche modo volutamente in secondo piano – della brava Katarzyna Otczyk.

Salutati dai convinti applausi del pubblico presente, Giulio Francesconi (flauto), Michele Marelli (clarinetto), Grazia Raimondi (violino), Michele Marco Rossi (violoncello) e Ciro Longobardi (pianoforte), hanno dato prova di rappresentare una compagine di ottimi ed affiatati solisti, confermando anche in questa occasione – e assieme naturalmente alla già citata Katarzyna Otczyk e allo stesso Angius – la bontà del carattere interpretativo di questa formazione costituita nel 2009 in seno alla Fondazione Prometeo.

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