"Il Pirata", ovazioni per Lucia Aliberti

Credibile Gualtiero Salvatore Fisichella. Ovazioni per Lucia Aliberti, vera protagonista. Robusto e dignitoso l'Ernesto di Roberto Frontali. Attenta agli equilibri tra le masse sonore la concertazione di Giuliano Carella. La regia di Giulio Chazalettes faceva muovere abilmente gli interpreti nell'essenziale scenografia di Ulisse Santicchi, che firmava anche i costumi.

Recensione
classica
Teatro Massimo V. Bellini Catania
Vincenzo Bellini
30 Gennaio 2001
Con un nuovo allestimento scenico de "Il Pirata" il Teatro Massimo Bellini di Catania ha voluto rendere omaggio al "cigno" catanese nel bicentenario della nascita. Celebrazioni a parte (il programma delle manifestazioni non è ancora noto), "Il Pirata" è la seconda opera belliniana in cartellone: dopo l'inaugurazione nel novembre scorso con "I Capuleti e i Montecchi", in aprile andranno in scena "I Puritani" con Gustav Kuhn sul podio. Atmosfera fosca e romantica quella dell'opera che rivelò il genio di Bellini. Il mito di colui che, in un Medioevo spietato, si fa pirata per vendicare il torto subìto e riconquistare la donna amata tema già presente in Schiller e in Byron ha trovato felice espressione nell'interpretazione di Salvatore Fisichella, ben calato nel ruolo del "magnanimo cor degenerato" per usare le parole di Felice Romani. Un credibile Gualtiero, dalla voce ferrea e di grande portata, tranne che nella famosa cavatina "Nel furor delle tempeste" nella quale ha avuto qualche calo presto fatto dimenticare. Ma la vera protagonista de "Il Pirata", non solo come personaggio ma soprattutto come interprete, è stata Lucia Aliberti. Collaudata Imogene, sin dalla cavatina "Lo sognai ferito, esangue" si è distinta per intensità d'accento, gusto cantabile e capacità di sostenere tessiture scomode. Perla della serata la scena finale, efficace musicalmente e teatralmente: la pazzia di ascendenza paisielliana. Su un prato di petali di rosa, infatti, Lucia Aliberti prima si guardava intorno, smarrita, poi traeva a sè il figlioletto e intonava l'aria "Col sorriso d'innocenza" il cui tema era esposto dal flauto, come avviene in "Casta Diva". Ed è la pazzia. Ha il sopravvento l'amor fatale, la passione inappagata. Non c'è posto per il riscatto del lieto fine. Robusto e dignitoso l'Ernesto di Roberto Frontali, sposo tirannico di Imogene. Hanno completato degnamente il cast Antonio Feltracco, Andrea Piccinni e Piera Puglisi. Attenta agli equilibri tra le masse sonore, anche se a volte priva di smalto, la concertazione di Giuliano Carella, che ha preferito eliminare il "finaletto" (gli altri tagli riguardavano tre recitativi). In buona forma il coro e l'orchestra del teatro. Non ha deluso la regia di Giulio Chazalettes, che faceva muovere abilmente gli interpreti nell'essenziale scenografia, forse fin troppo, di Ulisse Santicchi che firmava anche i pregevoli costumi abbastanza fedeli allo spirito dell'opera. Grandi spazi interni ed esterni senza trascurare i dettagli (imponenti colonne con fregio all'interno del castello siculo, preziosi oggetti di scena come le insegne militari finemente cesellate a mo' di oreficeria longobarda, una maestosa porta dorata sullo sfondo con gemme rosse incastonate). Toni appagati ed entusiasti quelli del pubblico. Ovazioni per Lucia Aliberti.

Note: nuovo all.

Interpreti: Frontali/Mjailovic, Aliberti/Mantese, Fisichella/Terranova, Feltracco, Piccinni, Puglisi

Regia: Giulio Chazalettes

Scene: Ulisse Santicchi

Costumi: Ulisse Santicchi

Orchestra: Orchestra del Teatro Massimo Bellini

Direttore: Giuliano Carella

Coro: Coro del Teatro Massimo Bellini

Maestro Coro: Tiziana Carlini

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