Il “Pierrot Lunaire” in dialogo con Bussotti
Al Festival Aperto di Reggio Emilia il capolavoro di Arnold Schönberg proposto con inserti di musiche di Sylvano Bussotti
Schönberg e Bussotti, due personalità che hanno abitato da protagonisti rispettivamente il primo e il secondo Novecento musicale si sono idealmente incontrate l’altra sera nell’ambito di un concerto ospitato al teatro Cavallerizza di Reggio Emilia, nel quadro dell’edizione 2022 del Festival Aperto.
L’occasione è stata rappresentata dalla proposta del Pierrot Lunaire nel centenario della sua prima esecuzione: il capolavoro di Arnold Schönberg è stato infatti eseguito per la prima volta a Berlino 16 ottobre 1912. A questa ricorrenza si intreccia quella rappresentata dall’anno dalla scomparsa di Sylvano Bussotti, che ci ha lasciati il 19 settembre del 2021.
La prospettiva rappresentata dai cento anni del Pierrot Lunaire op. 21 – tre volte sette poesie da Albert Giraud, nella versione tedesca di Otto Erich von Hartleben, per voce e 5 strumentisti – appare tanto più significativa in quanto restituita in questa occasione nella sua piena valenza drammaturgica grazie all’interpretazione offerta dalla voce e dai gesti di Cristina Zavalloni e dal mdi ensemble – Sonia Formenti al flauto, Paolo Casiraghi al clarinetto, Lorenzo Gentili-Tedeschi al violino, Paolo Fumagalli alla viola, Giorgio Casati al violoncello e Luca Ieracitano al pianoforte – diretto da Marco Angius.
Un’esecuzione davvero pregnante, introdotta dalle parole dello stesso Angius finalizzate a contestualizzare sia l’opera schoenberghiana sia gli innesti bussottiani, questi ultimi significativamente variegati nella loro compilazione. E proprio la musica di Bussotti ha aperto una serata segnata da una intensa essenzialità, con Arlequin poupi per 5 strumenti, brano del 2009 pensato proprio per il mdi ensemble come pezzo da affiancare al Pierrot Lunaire in concerto e concepito come una sorta di dialogo con il lavoro del capostipite della seconda scuola di Vienna, basato sullo stesso organico – privato però della voce – e intriso di quello spirito ironico e un poco bonariamente sarcastico che si condensa nella “fuga” dei musicisti a fine brano, quasi una sorta di versione da camera in salsa contemporanea della Abschiedssymphonie di haydniana memoria.
A seguire – alternate ad altri due brani di Bussotti quali Couple per flauto e pianoforte e Per tre sul piano, entrambi del 1959 – le tre parti dell’opera di Schönberg, notoriamente segnate da atmosfere differenti – ironico-satirica la prima, macabra la seconda, malinconica la terza – che l’ensemble strumentale impegnato ha saputo restituire con efficace sensibilità, plasmata dalle personali scelte interpretative dello stesso Angius e completata dal fondamentale contributo di Cristina Zavalloni, ispirata protagonista della lettura, al tempo stesso lieve e densa, di un testo restituito attraverso uno “sprechstimme” declinato con bella e libera misura e arricchito da coinvolgete presenza scenica.
Una cifra che è stata ribadita anche in occasione del simpatico fuori programma rappresentato da l’Uccellino di Puccini riletto tra fischi e altri colori da Bussotti e regalato in questa occasione al nutrito pubblico presente, che ha risposto con applausi convinti e calorosi rivolti a tutti gli artisti impegnati.
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