Il microcosmo di "Don Carlo"

Ferruccio Furlanetto trionfa a Vienna

Recensione
classica
Wiener Staatsoper Vienna Wien
Giuseppe Verdi
25 Febbraio 2015
È la versione in italiano (e dunque in quattro atti) che la Staatsoper ha deciso di portare in scena. Rispetto a quello pensato per l’Opéra di Parigi nel 1867, è un Don Carlo che perde una “s” e insieme l’intero atto di Fontainebleau, ma sicuramente ci guadagna in rapidità drammaturgica. Lingua del libretto a parte, c’è comunque molta Italia in questa produzione: dal regista al direttore d’orchestra, dagli scenografi al costumista al coreografo e ancora alle luci, senza dimenticare alcuni membri eccelsi del cast. Daniele Abbado opta in regia per l’essenzialità: monumentale e nello stesso tempo opprimente è l’universo in cui si svolge la tragedia. La scena evoca gli spazi dell’Escurial: un microcosmo che fagocita le libertà individuali in ossequio all’ideologia. Tradizionalmente, la Staatsoper punta soprattutto sulle voci e quelle riunite per l’occasione sono tutte prodigiose. Accanto a Dmitri Hvorostovsky che ci regala un Rodrigo in crescendo e a Eric Halfvarson che fa un’apparizione che passa tutt’altro che inosservata nei panni del Grande Inquisitore, brillano Stefano Secco, Ferruccio Furlanetto e Maria Pia Piscitelli. Quest’ultima è un’Elisabetta dalla vocalità sempre avvolgente, mai urlata. Furlanetto, poi, è una lezione di interpretazione che deambula su scena: una tecnica messa al servizio della musica, un timbro vellutato, un legato che non lo tradisce mai, neppure nelle zone estreme della sua tessitura, e infine una recitazione naturale. Con lui, Filippo II si ritrova a dominare (almeno musicalmente). A Marco Armiliato piacciono i tempi rapidi. Scelta coerente con i consigli impartiti da Verdi. Peccato qualche pasticcio, specie nell’insieme con il coro. Il compositore raccomandava la cura delle “masse” (orchestre e coro) e se ne capiscono le ragioni.

Note: regia di Daniele Abbado

Interpreti: Ferruccio Furlanetto, Stefano Secco, Dmitry Hvorostovsky, Maria Pia Piscitelli, Béatrice Uria-Monzon

Scene: Graziano Gregori, Angelo Linzalata

Costumi: Carla Teti

Coreografo: Simona Bucci

Direttore: Marco Armiliato

Luci: Alessandro Carletti

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