Il Filosofo di Goldoni legge l'Encyclopédie

Prima esecuzione moderna del Filosofo di campagna di Galuppi-Goldoni in edizione conforme all'originale

Recensione
classica
Teatro Lirico Sperimentale "A.Belli" Spoleto
Baldassarre Galuppi
19 Settembre 2002
Il Filosofo di campagna è l'unica opera di Galuppi ad aver avuto una certa circolazione negli ultimi decenni, ma questa è la prima esecuzione moderna "secondo l'originale", a quanto è dichiarato in locandina con formula piuttosto generica, perché in realtà non è affatto chiaro cosa sia "l'originale", quando si tratta di un'opera italiana del diciassettesimo o diciottesimo secolo. Comunque questa revisione ha restituito una grande quantità di musica, cosicché ora questa "operina" dura ora oltre tre ore, con un solo breve intervallo. Se non tutte queste tre ore scorrono vivacemente, la responsabilità solo in parte è di Galuppi, che ha molte idee originali e incisive ma talvolta (soprattutto nel primo atto) si dimostra soltanto un buon artigiano e nulla più: un'altra parte di responsabilità, la più consistente, è di Franco Piva, che indubbiamente conosce quest'opera, avendone curata la revisione, ma non dimostra grande familiarità col podio e dirige con tempi metronomici (e almeno fossero i metronomi giusti!), uniformità ritmica, assenza di coloriti, dinamica appiattita sul mezzoforte (e non si tratta di un'orchestra barocca ma preclassica). Non è certamente la guida ideale per dei giovanissimi cantanti ai loro primi approcci a uno stile che oggi va recuperato attentamente e non può essere affrontato alla leggera con la scusa che non presenta grandi difficoltà dal punto di vista strettamente vocale. Così Maura Menghini (la servetta Lesbina) lascia intravedere discrete qualità di soubrette ma canta le tre ariette consecutive in lode degli ortaggi (un momento librettisticamente e musicalmente originale e divertente) senza alcuna verve: a evidenziare l'ironia e i doppi sensi ci pensa la regia, proiettando tavole anatomiche molto esplicite, ma non serve a molto, perché il pepe deve stare nella musica, non nello sfondo. L'altro vincitore del concorso dello Sperimentale nel 2002 a partecipare a questa recita è David Sotgiu, che dà l'impressione di sapere quello che dovrebbe fare ma s'inceppa di fronte alle non piccole difficoltà vocali del cavalier Rinaldo, confermando che nelle opere settecentesche i ruoli più difficili da distribuire sono quelli tenorili. Vanno nettamente meglio i vincitori del concorso dello scorso anno, forse perché hanno già una certa esperienza ma anche perché hanno una base migliore: sono il già maturo basso Leonardo Galeazzi (Don Tritemio), il simpatico e disinvolto baritono Fabio Cucciardi (Nardo, il filosofo del titolo) e il promettente mezzoprano Alessandra Andreetti (Lena). A posto anche Stefano Osbat nel piccolo ruolo del notaio Capocchio. Un po' spaesata invece Donika Mataj (Eugenia), che con i suoi acuti aspri e i suoi centri pieni e corposi (più un mezzosoprano che un soprano) sembrerebbe destinata a tutt'altro repertorio. La regia di Ugo Gregoretti è a tratti garbata e simpatica, a tratti un po' spenta, comunque mai invadente. Elegante e ben centrata, oltre che dettata dall'esiguità del budget, l'idea di ridurre al minimo le scenografie e di sostituirle con proiezioni di incisioni tratte dall'Encyclopédie, a ricordarci che questo libretto goldoniano del 1754 non è solo stato scritto negli stessi anni ma fa anche una simile, per quanto velata, campagna contro i pregiudizi e a favore della naturalezza.

Note: nuovo all., revisione di Franco Piva, prima esecuzione moderna secondo l'originale

Interpreti: Orsatti Talamanca/Mataj, Menghini, Galeazzi, Sotgiu, Cucciardi/Giorgiutti, Andreetti, Osbat

Regia: Ugo Gregoretti

Scene: Gabbris Ferrari

Costumi: Gabbris Ferrari

Orchestra: OtLis - Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale "A. Belli"

Direttore: Franco Piva

Coro: Coro Lirico Sperimentale dell'Umbria

Maestro Coro: Claudio Fabbrizi

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