I mobili ballerini del Barbiere

Scene mobili e bravissimi cantanti-attori per un Barbiere di Siviglia fancamente comico ma anche acido e cattivo.

Recensione
classica
Rossini Opera Festival Pesaro
Gioachino Rossini
10 Agosto 2005
Un vecchio pulmino, un cinematografo in cui si proietta un film in bianco e nero del Barbiere, una cabina di registrazione messa in verticale, in cui il tecnico del suono si muove come in assenza di gravità: Ronconi stesso non sembra molto convinto di queste sue prime idee e presto le mette da parte per fare tutt'altro. Una luccicante bottega da barbiere, con specchi rotanti e poltrone cromate fornite di pedali come biciclette, scorrazza irrefrenabile per il palcoscenico. I mobili arcigni della casa di Bartolo (tra cui un baule in cui tiene rinchiusa Rosina) scendono dalla soffitta, risalgono, svolazzano a mezz'aria, oscillano come ubriachi. Insomma le scene di Gae Aulenti "recitano" e sottolineano le gag del libretto e il ritmo della musica di Rossini. Ma i cantanti non stanno a guardare e partecipano con entusiasmo a questa follia organizzata, anche con interventi apparentemente "a braccio" ma in realtà molto calcolati: non mancano le occasioni per ridere e sorridere, ma la collocazione nel periodo franchista sottolinea la piccolezza e la cattiveria dei personaggi. Passando ai cantanti, non si sa da chi cominciare, perché tutti "abitano" totalmente e perfettamente i loro personaggi. Quasi dispiace che l'applausometro segni il massimo dopo la virtuosistica aria di Almaviva nel secondo atto: Juan Diego Florez la canta con la solita sgomentevole facilità e bravura ma è il momento più convenzionale d'una interpretazione ricca di sottigliezza ed eleganza. Fa il paio con lui Bruno de Simone, un Bartolo irresistibilmente comico ma acido e meschino. Non sono da meno Joyce di Donato e Natale De Carolis. Bravissimo anche Dalibor Jenis, che però, dopo la cavatina di Figaro più frizzante e leggera che ricordiamo, senza gli usuali gigionismi, è un po' frenato da una dizione italiana non ancora naturalissima. Sonorità morbide e ritmi duttili caratterizzano l'ottima direzione di Daniele Gatti, che però potrebbe essere più vivace e spiritato, soprattutto nei concertati.

Note: Nuova co-produzione con la Fondazione Arena di Verona. In collaborazione col Teatro Comunale di Bologna.

Interpreti: Di Donato, Bevacqua, Jenis, Florez, De Simone, De Carolis, Tadia, Prato

Regia: Luca Ronconi

Scene: Gae Aulenti

Costumi: Giovanna Buzzi

Orchestra: Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

Direttore: Daniele Gatti

Coro: Coro da Camera di Praga

Maestro Coro: Lubomir Matl

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