I letti nel bosco di sogno
Straordinaria regia di Carsen per il Sogno di Britten Alla Scala.
07 giugno 2009 • 2 minuti di lettura
Teatro alla Scala
Strepitosa la regia di Robert Carsen, coadiuvata dalle scene di Michael Levine, datata Aix 1991, ma inossidabile. Il bosco degli incantamenti è un gigantesco letto verde, dove si sogna e si fa l'amore. Nel secondo atto è occupato da sei lettucci e Puck (Emil Wolk, fantasioso scavezzacollo) ha il suo bel da fare per dividere le coppie. Gli unici a giacere insieme sono Titania (la bravissima e amiccante Rosmary Joshua) e Bottom. Interpretato da Matthew Rose, grande e grosso al punto giusto, dalla voce impeccabile anche se velata dalla testa d'asino. Nel terzo atto i lettucci sono sospesi in aria come per magia, non per nulla hanno strappato l'applauso a scena aperta, scendono a restituire gli amanti risanati, poi di nuovo s'involano portando con loro il grande lenzuolo della natura e lasciando lo spazio al regno terreno di Teseo e alla bislacca messa in scena degli attori. Fatine ed elfi, trasformati in spiritosi inservienti, con giacca verde, pantaloni blu e guanti rossi, sono onnipresenti in scena, preoccupati del buon andamento dell'intreccio, coreograficamente ineccepibili. L'atmosfera sognante è palpabile, Carsen mostra che da quelle parti tutto sarebbe possibile se Britten non imponesse un minimo di disciplina. Sir Andrew Davis sul podio è riuscito a infondere leggerezza e trasparenza all'orchestra, talvolta con eccessi di pianissimo che non permettono di apprezzare i passaggi più lievi. Sia perché la buca è in parte coperta da una passerella che avvicina i personaggi alla prima fila di platea, sia perché il direttore è attento a non sovrastare le voci. In effetti, tranne Titania e Bottom, la compagnia di canto sarebbe più a suo agio in uno spazio di minori dimensioni. Come del resto il pur elegante David Daniel (Oberon), ma la sala del Piermarini è troppo vasta per un controtenore. Pubblico entusiasta. Peccato che a opera già iniziata siano entrati due spettatori che per sedere hanno fatto alzare una fila, alla Scala un tempo non si usava.