I letti nel bosco di sogno

Straordinaria regia di Carsen per il Sogno di Britten Alla Scala

Recensione
classica
Teatro alla Scala
06 Giugno 2009
Strepitosa la regia di Robert Carsen, coadiuvata dalle scene di Michael Levine, datata Aix 1991, ma inossidabile. Il bosco degli incantamenti è un gigantesco letto verde, dove si sogna e si fa l'amore. Nel secondo atto è occupato da sei lettucci e Puck (Emil Wolk, fantasioso scavezzacollo) ha il suo bel da fare per dividere le coppie. Gli unici a giacere insieme sono Titania (la bravissima e amiccante Rosmary Joshua) e Bottom. Interpretato da Matthew Rose, grande e grosso al punto giusto, dalla voce impeccabile anche se velata dalla testa d'asino. Nel terzo atto i lettucci sono sospesi in aria come per magia, non per nulla hanno strappato l'applauso a scena aperta, scendono a restituire gli amanti risanati, poi di nuovo s'involano portando con loro il grande lenzuolo della natura e lasciando lo spazio al regno terreno di Teseo e alla bislacca messa in scena degli attori. Fatine ed elfi, trasformati in spiritosi inservienti, con giacca verde, pantaloni blu e guanti rossi, sono onnipresenti in scena, preoccupati del buon andamento dell'intreccio, coreograficamente ineccepibili. L'atmosfera sognante è palpabile, Carsen mostra che da quelle parti tutto sarebbe possibile se Britten non imponesse un minimo di disciplina. Sir Andrew Davis sul podio è riuscito a infondere leggerezza e trasparenza all'orchestra, talvolta con eccessi di pianissimo che non permettono di apprezzare i passaggi più lievi. Sia perché la buca è in parte coperta da una passerella che avvicina i personaggi alla prima fila di platea, sia perché il direttore è attento a non sovrastare le voci. In effetti, tranne Titania e Bottom, la compagnia di canto sarebbe più a suo agio in uno spazio di minori dimensioni. Come del resto il pur elegante David Daniel (Oberon), ma la sala del Piermarini è troppo vasta per un controtenore. Pubblico entusiasta. Peccato che a opera già iniziata siano entrati due spettatori che per sedere hanno fatto alzare una fila, alla Scala un tempo non si usava.

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